palazzo di varignana Agrivar storiedicibo

“Coltivare il paesaggio”: dieci anni per restituire anima e futuro alle colline di Varignana

Agrivar festeggia un decennio di rigenerazione ambientale tra uliveti, vigne e biodiversità.

Il 14 luglio un convegno a Palazzo di Varignana racconta come arte, natura e agricoltura possano riscrivere il concetto di coltivare il paesaggio italiano. 

Sulle colline di Castel San Pietro Terme, a pochi chilometri da Bologna, un progetto agricolo visionario ha trasformato in dieci anni terre abbandonate in un paesaggio produttivo, sostenibile e straordinariamente bello. Si chiama Agrivar, ed è l’anima verde di Palazzo di Varignana: un’azienda agricola modello con 265 ettari di uliveti, vigneti, orti e frutteti, dove la natura dialoga con l’ospitalità e la cultura.

Il prossimo 14 luglio, il convegno “Coltivare il Paesaggio” darà voce a esperti e pionieri del settore, offrendo uno sguardo corale su come arte, agricoltura e rigenerazione ambientale possano costruire un nuovo modo di abitare e custodire il territorio italiano.

Coltivare il paesaggio: dieci anni di natura e agricoltura a Palazzo di Varignana

Sotto il sole estivo delle colline bolognesi, filari di ulivi e viti disegnano il paesaggio attorno a un antico borgo rinato. Sarà in questo scenario che si svolgerà “Coltivare il Paesaggio. Dialoghi tra natura, arte e agricoltura”, il convegno in programma lunedì 14 luglio 2025 a Palazzo di Varignana. Un pomeriggio di confronto che riunirà esperti e appassionati per discutere di come ambiente e cultura possano fiorire insieme.

Promosso da Agrivar, l’azienda agricola del resort, l’evento offrirà lo spunto per raccontare un progetto decennale di rigenerazione del paesaggio agrario. Dai terrazzi fioriti del giardino storico fino ai nuovi oliveti a perdita d’occhio, il messaggio è chiaro: prendersi cura della terra significa coltivare non solo piante, ma anche bellezza, comunità ed economia locale.

Dieci anni per far rifiorire un territorio

Il progetto Agrivar nasce nel 2015 con un obiettivo ambizioso: recuperare le vaste aree incolte sui colli di Varignana e riportarle all’antico splendore agricolo. Dietro questa visione c’è Carlo Gherardi – imprenditore bolognese e patron di Palazzo di Varignana – che, dopo una vita nel settore finanziario digitale, ha deciso di investire nella sua terra d’origine.

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Così racconta Gherardi, pensando a come in dieci anni Agrivar abbia trasformato un sogno in realtà, creando un modello innovativo in cui sostenibilità ambientale e sviluppo economico vanno di pari passo:

“Questo progetto parla di recupero e rigenerazione: di edifici storici, di terreni e casali rurali abbandonati e relative colture, come quella dell’ulivo e della vite”.

Fulcro del progetto Agrivar è la creazione di un parco agricolo diffuso attorno a Palazzo di Varignana, dove coltivazioni tradizionali e zone naturalistiche convivono in armonia. L’elemento più iconico è l’uliveto sterminato che abbraccia le colline: 160.000 ulivi messi a dimora su oltre 265 ettari di terreno fanno di questa proprietà il più grande oliveto dell’Emilia-Romagna.

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La sfida lanciata nel 2015 – ripristinare antiche varietà locali come la Ghiacciola e la Nostrana di Brisighella – ha portato i suoi frutti. Oggi l’olio extravergine a marchio Palazzo di Varignana è tra i più premiati al mondo, con etichette biologiche pluripremiate.

Accanto agli ulivi, vigneti e frutteti ridisegnano il panorama agricolo.

Su circa 57 ettari di dolci pendii crescono filari di vite (Chardonnay, Sangiovese, Pinot Nero) che hanno già dato vita a cinque etichette di vino. Non mancano poi i frutti della terra: 20 ettari ospitano frutteti misti – albicocchi, meli, peschi, susini, fichi, ciliegi, melograni, mandorli – compresi alcuni frutti dimenticati e varietà insolite reintrodotte per arricchire la biodiversità.

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Vi è persino il più grande impianto di bacche di goji del Nord Italia. Completa il mosaico produttivo un orto terrazzato di circa 3.000 metri quadrati, dove oltre 30 specie di erbe officinali, ortaggi stagionali e zafferano crescono seguendo i ritmi naturali.

Aree marginali, acqua e biodiversità: il risanamento ambientale

Le colline di Varignana, prima dell’intervento, presentavano ampie porzioni di terreno abbandonato e vulnerabile all’erosione. Il progetto ha restituito produttività a queste aree marginali, migliorando nel contempo l’equilibrio idrogeologico. Piantumare migliaia di alberi ha contribuito a consolidare i versanti, riducendo il rischio di dissesto. Inoltre, sono stati realizzati due bacini idrici che raccolgono le acque piovane e di ruscellamento, rilasciandole poi gradualmente nel terreno. Questi invasi fungono da riserva per l’irrigazione nei periodi siccitosi e da strumento di prevenzione contro allagamenti e cali della falda.

Sul fronte della sostenibilità agricola, Agrivar adotta pratiche d’avanguardia. Tutte le coltivazioni seguono i principi dell’agricoltura integrata e biologica certificata. Si utilizzano reti antigrandine e anti-insetto, irrigazione a goccia con centraline meteo, agricoltura di precisione con droni e mappe digitali. Sono stati mantenuti e incrementati boschi e siepi che fungono da corridoi ecologici, ospitando insetti impollinatori e piccoli animali utili all’ecosistema agrario.

“Abbiamo voluto dimostrare che l’agricoltura può essere al tempo stesso custode del paesaggio, motore economico e veicolo di cultura” afferma Gherardi.

Uno dei simboli di questa integrazione è la nuova Country House “Oliveto sul Lago”, un agriturismo di charme inaugurato di recente.

Situata ai margini di un uliveto affacciato su un laghetto collinare, la struttura accoglie 12 camere, con piscina panoramica, ristorante agrituristico e spazi per eventi immersi nel verde. L’edificio, un tempo un’abitazione rurale distrutta durante la Seconda Guerra Mondiale, è stato riportato in vita coniugando rustico e raffinatezza. Gli ospiti possono partecipare a tour guidati, degustazioni, adozione degli ulivi, scoprendo un’esperienza autentica di oleoturismo e enoturismo.

Il convegno del 14 luglio: un invito al dialogo

Il convegno “Coltivare il Paesaggio. Dialoghi tra natura, arte e agricoltura”, in programma per lunedì 14 luglio a Palazzo di Varignana, offrirà l’occasione di riflettere su tutto questo.

Un pomeriggio aperto al pubblico, con la partecipazione di figure autorevoli del mondo agricolo e culturale, appartenenti al circuito Grandi Giardini Italiani. Interverranno il paesaggista Adelmo Barlesi (Parco Villa Trecci), Anselmo Guerrieri Gonzaga (Tenuta San Leonardo), Brando Brandolini D’Adda (tenuta Vistorta), Agostino Rizzardi (Azienda Agricola Guerrieri Rizzardi) e lo stesso Carlo Gherardi. Moderatrice sarà Judith Wade, fondatrice del circuito Grandi Giardini Italiani.

Il confronto verterà su pratiche capaci di restituire vita e valore ai territori: rigenerazione agricola, estetica del paesaggio, rinaturalizzazione, cultura diffusa.

Un appuntamento che celebra quindi i dieci anni di Agrivar, e anche un modo nuovo di guardare alla terra: come bene comune, risorsa culturale e promessa di futuro.