La cucina è donna, parole del grande Maestro Gualtiero Marchesi.
In questa giornata mondiale contro la violenza sulle donne ci piace condividerla.
Il 25 novembre sarà la giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Non è una celebrazione, ma un dovere ricordarla, in un impegno comune per la difesa dei diritti, contro ogni violenza di genere. Dalle minacce e attacchi verbali alle aggressioni fisiche, dallo stalking allo stupro, la violenza sulle donne ha migliaia di forme e sfaccettature, in un abisso in cui nessuna donna dovrebbe mai finire.
Il 25 novembre non è una data scelta a caso. E’ il ricordo di un brutale assassinio, avvenuto nel 1960 nella Repubblica Dominicana, ai tempi del dittatore Trujillo. Tre sorelle, di cognome Mirabal, considerate rivoluzionarie, furono torturate, massacrate, strangolate. Buttando i loro corpi in un burrone venne simulato un incidente.La Giornata è stata istituita dall’Onu con la risoluzione 54/134 del 17 dicembre 1999.
La matrice della violenza contro le donne può essere rintracciata ancor oggi nella disuguaglianza dei rapporti tra uomini e donne. E la stessa Dichiarazione adottata dall’Assemblea Generale Onu parla di violenza contro le donne come di
“uno dei meccanismi sociali cruciali per mezzo dei quali le donne sono costrette in una posizione subordinata rispetto agli uomini”.
Il periodo che stiamo vivendo sembra aver peggiorato le cose, dal punto di vista di violenza “domestica”: il lockdown ha favorito forme di questa violenza.
Si pensi che secondo i dati Istat durante il lockdown della scorsa primavera sono state 5.031 le telefonate valide al 1522, il numero verde attivo 24 ore su 24 per le richieste di aiuto e sostegno delle vittime di violenza e stalking, il 73% in più sullo stesso periodo del 2019.
Lo psicologo americano Daniel Goleman (1946), l’autore di “Intelligenza emotiva” spiega benissimo la questione del temperamento umano:
“il temperamento non è destino…i circuiti cerebrali interessati sono straordinariamente plastici; gli insegnamenti emozionali che apprendiamo da bambini a casa e a scuola plasmano i nostri circuiti emozionali, rendendoci più o meno abili nella gestione degli elementi fondamentali dell’intelligenza emotiva…”.
E allora per fare un percorso davvero antiviolenza, perfette e utili le manifestazioni pubbliche, ma è fondamentale investire sulla famiglia e sulla scuola, far capire qui come trattare gli altri, insegnare il rispetto, l’importanza dei ruoli flessibili, l’esistenza di lavori intercambiabili (in cucina donne e uomini; le pulizie donne e uomini; l’educazione dei figli donne e uomini…).
Difficile concepire cosa possa portare un uomo sano di mente a compiere certi atti, difficile da concepire e forse non vogliamo nemmeno arrivare a concepirlo, perchè qui non occorre comprendere, occorre solo troncare in qualche modo questi atteggiamenti, occorre fare rete, occorre con forza combatterli, occorre vincere la paura di chi ancora si
nasconde per timore di essere sbagliata o per difendere un “amore” deviato, occorre…
A volte sarebbe necessario che la parola la prendessero gli uomini per parlare a chi come loro ha a fianco una donna, sia in coppia che come amica o collega di lavoro, o collaboratrice o semplice comparsa, e per spiegare loro cosa NON si deve fare.
In una di queste chiacchierate, durante lo scambio di libri tra Storie di Cibo e il suo, ci disse (lo disse in quella occasione, ma lo aveva detto già in tante altre situazioni):
“La cucina è donna, la cucina nasce dalle donne.
Poi sono arrivati gli uomini e hanno rovinato tutto.
Perché le donne cucinano con amore, gli uomini invece si perdono dietro tante idee inutili”.