Malnatt, la birra per bere responsabilmente!

È arrivata “Malnatt”, la birra prodotta dai carcerati di Milano.

Malnatt è il nato male in dialetto milanese, protagonista di tante canzoni che raccontano la detenzione a San Vittore; ora è anche una birra, prodotta proprio dai carcerati di San Vittore, Bollate e Opera. Le birre Malnatt, in distribuzione presso il canale Horeca (Hotellerie-Restaurant-Café), sono birre ad alta fermentazione, non pastorizzate, non filtrate e rifermentate in bottiglia o in fusto. Tre le linee prodotte e dedicate ai tre istituti carcerari di Milano: Malnatt San Vittore, birra chiara non filtrata di solo malto d’orzo; Malnatt Bollate, birra di frumento; Malnatt Opera, birra rossa.   

Il nome e il logo di Malnatt (come si diceva in esordio, termine del dialetto milanese che sta affettuosamente a significare “nato male”) sono ideati da Take, l’Agenzia di comunicazione partner del progetto, e pongono in particolare l’accento sulla milanesità del progetto e sulla cultura popolare meneghina. Non a caso, è un malnatt il protagonista di Ma mi, la celebre canzone, scritta da Giorgio Strehler e cantata da Ornella Vanoni e poi da Enzo Iannacci, che racconta di una detenzione nel Carcere di San Vittore, dal ritornello che faceva così:

Ma mi, ma mi, ma mi, quaranta dì, quaranta nott, A San Vittur a ciapaa i bott, dormì de can, pien de malann!… Ma mi, ma mi, ma mi, quaranta dì, quaranta nott, sbattuu de su, sbattuu de giò: mi sont de quei che parlen no!

E’ un progetto innovativo, anche se con il nostro lavoro “Storie di cibo dietro le sbarre” siamo abituati a queste novità, ma fa sempre piacere, e ci piace raccontare di questi sviluppi: si tratta sempre di accendere l’attenzione sul tema e il valore del reinserimento dei detenuti ed ex detenuti nel mondo del lavoro. “Malnatt, il gusto del riscatto”è stato presentato nei giorni scorsi a Palazzo Marino, alla presenza dell’assessore alle Politiche per il Lavoro, Attività produttive e Commercio Cristina Tajani  con il Provveditore dell’Amministrazione Penitenziaria, Pietro Buffa e gli ideatori dell’iniziativa.  

“Un progetto tipicamente milanese sin dal nome, che  coniuga alcuni dei tratti distintivi della nostra città come l’attenzione alla ricerca della qualità attraverso l’uso di materie prime a filiera corta e la  capacità di saper  intuire le tendenze del mercato, rappresentate dall’attenzione alle birre artigianali. Infine una peculiarità tutta meneghina,  fare del lavoro la più importante occasione di riscatto e di attenzione verso gli altri”.

Così commenta l’iniziativa l’assessore Tajani, continuando elogiando l’imprenditoria che si dedica a queste tematiche:

“La collaborazione con imprenditori che scelgono di produrre insieme  alle strutture penitenziarie consente di ampliare i percorsi di riqualificazione professionale per i detenuti, aumentandone le competenze tecniche e favorendo il loro rientro nel mercato del lavoro quale valido strumento di riscatto sociale di crescita personale. Una concreta opportunità che nei prossimi mesi vedrà impegnati almeno 10 detenuti intenti nell’apprendere i segreti della birra e di un nuovo lavoro”.

Malnatt nasce appunto dalla collaborazione tra i tre istituti penitenziari milanesi Bollate, Opera e San Vittore e un gruppo di imprenditori ed esercenti del territorio milanese, con il supporto del Provveditorato Regionale dell’Amministrazione Penitenziaria e del Comune di Milano. L’obiettivo del progetto è quello di rafforzare e promuovere il ponte tra le attività educative e produttive svolte all’interno delle case circondariali e il territorio milanese. Grazie alla filiera birraria, Malnatt darà un’opportunità concreta di formazione e lavoro ad alcuni detenuti ed ex-detenuti, in particolare nelle fasi di produzione – presso l’Azienda Agricola La Morosina di Abbiategrasso, nel Parco del Ticino – e di distribuzione presso la società Pesce.

Il risultato aziendale e sociale atteso, a 24 mesi dal lancio, è duplice:

  1. reinserire almeno dieci detenuti o ex-detenuti
  2. generare risorse economiche per gli Istituti da destinare ad attività di recupero dei detenuti e di formazione della Polizia Penitenziaria. Si stima che, a fronte della vendita di un volume di circa 1.000 ettolitri, si potranno finanziare progetti per un valore minimo di circa 20.000 euro all’anno.

Dunque, beviamo sì responsabilmente, scegliendo anche quale progetto finanziare!

Storie di cibo dietro le sbarre continua con i racconti di cibo e carcere.