Cucinare al Fresco, raccolta di ricette dalle carceri italiane

Cucinare al fresco, un progetto di ricette ricche di speranza.

Per le nostre “Storie di cibo dietro le sbarre” parliamo oggi di cucinare al Fresco, progetto di raccolta di ricette ideate dai detenuti.   Presentato in Regione Lombardia alla presenza dell’ideatrice Arianna Augustoni, del Presidente del consiglio Regionale Alessandro Fermi e di istituzioni del mondo carcerario:

  • il Difensore regionale, Carlo Lio,
  • il Provveditore regionale, Pietro Buffa,
  • il direttore del carcere di Como, Fabrizio Rinaldi.

Sperimentato a Como al carcere del Bassone, il progetto ha avuto un tale riciamo che ora si allarga a tutti gli istituti italiani, grazie alla tenacia dell’ideatrice Arianna Augustoni.

Dal “Mandato di cottura” di Como, al “Diario dei sapori”di Bollate, per approdare ad “Assapori(amo) la libertà” a Varese, fino a “Mani in pasta” di Opera.

https://www.youtube.com/watch?v=-CnGU2RtWlo&t=2s Sono i quattro laboratori che condividono un unico e solo progetto: Cucinare al fresco, ovvero una raccolta di ricette realizzate rigorosamente dietro alle sbarre. Autori dell’iniziativa non sono grandi chef e nemmeno scrittori di professione, ma quattro gruppi di reclusi che si sono messi in gioco per realizzare una pubblicazione dedicata al food. Una sperimentazione avviata due anni fa all’interno dell’Istituto del Bassone di Como, grazie all’allora direttore (oggi a Varese) Carla Santandrea. Da Como di strada ne è stata fatta: l’idea è entrata nel carcere di Bollate, al femminile, a Varese e ora anche a Opera, con una collaborazione da poco avviata con Alba. L’iniziativa è coordinata da Arianna Augustoni e, da qualche settimana il progetto è a regime in tutte le strutture penitenziarie italiane con il benestare del DAP, il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria e il coordinamento del Prap della Lombardia. Il progetto non è solo un laboratorio di cucina, ma ha un valore più profondo perchè i detenuti durante le lezioni raccontano le loro emozioni, le speranze, le difficoltà e in qualche modo riassaporano la libertà attraverso le storie di cibo che ognuno porta dalla sua esperienza di vita. L’iniziativa è nata proprio per portare all’esterno i sapori e i profumi della cucina vissuta dietro le sbarre, una cucina non semplice nemmeno dal punto di vista tecnico e strumentale. Come spiega nel dettaglio l’ideatrice Arianna Augustoni il ricettario è una sfida di chi, come detenuto, accetta di scrivere una parte di sè attraverso una ricetta:

“Proprio con il cibo questo percorso ha portato a un risultato e, come la musica ha un linguaggio universale, anche la cucina si è confermata uno strumento per accomunare i mille volti del mondo”.

Nelle 24 pagine del magazine, giunto a febbraio 2020 al suo terzo numero, si trovano suggerimenti interessanti, idee veloci e sfiziose da servire in tavola per ogni occasione.

Non mancano ricette che appartengono alla cucina del Niger o delle Filippine, mentre il couscous marocchino si confronta con quello tunisino.

” Cucinare al fresco è anche un incoraggiamento a non perdere mai le speranze, un invito a guardare oltre e a pensare di poter contribuire, con piccoli gesti, ad azioni che invogliano sempre e continuamente a fare qualcosa di buono”

così ha parlato con evidente soddisfazione il Presidente Fermi:

“Proprio come quando in cucina mettiamo mano ai fornelli, dando spazio alla creatività e all’immaginazione e confidando che altri possano così apprezzare quanto abbiamo saputo realizzare. E i piatti e le pietanze contenute in queste pagine, pur cucinate in spazi ristretti e con fornelletti da campeggio, non hanno certo nulla da invidiare a quelli proposti da MasterChef o da chef stellati”.

All’inizio ogni Istituto aveva la propria pubblicazione, poi tutto è andato in rete e gli “scrittori di ricette” ora lavorano su un prodotto editoriale unico che li unisce, li mette in gioco e li fa lavorare cercando di raggiungere obiettivi sempre più elevati. Dalle semplici ricette per principianti, si passa ai piatti più elaborati, a quelle pietanze che, con pochi ingredienti, scaldano il cuore e riportano ai bei pensieri, ai momenti trascorsi in famiglia. Oltre a raccontare la preparazione di ogni piatto, viene spiegato come ci si deve arrabattare per costruire e mettere in pratica una ricetta, con quali strumenti e tempi, sempre molto dilazionati nell’arco della giornata. Giornate nelle quali sono fondamentali i progetti di formazione, come ha ricordato il Garante dei detenuti Carlo Lio, assicurando pieno appoggio e sostegno all’iniziativa.

“Ci sono tutti gli ingredienti per poter fare un salto di qualità culturale e sociale. Le persone che si cimentano, dimostrano competenze e sapienze insospettabili e sono in  grado di fare una cucina diversa nella sua povertà, ma non nel suo gusto e grado di elaborazione”

ha ribadito il Provveditore regionale Pietro Buffa.

“Il desiderio è quello di dare loro parola affinché propongano all’esterno il risultato del loro ingegno, dimostrando che stare in carcere non significa perdere o aver perso le competenze che ognuno di noi possiede”.

Dagli ingredienti del carrello, a quelli della spesa, passando da quanto entra dall’esterno, il ricettario e il magazine sono un percorso di vita e di speranza.

In cucina, la preparazione di un piatto è un linguaggio che ha accomunato i detenuti delle carceri e li ha uniti per raggiungere un importante obiettivo: quello di dimostrare che, anche loro, sanno fare qualcosa di unico.

Un modo per ridare una speranza, e farlo attraverso il cibo è forse il miglior nutrimento per l’anima e lo spirito!

Cucinare al fresco è ora una testata giornalistica registrata in Tribunale a Como e, la realizzazione del progetto, è stata possibile grazie al contributo della Eye Communication, con Alessandro Tommasi e Giuseppe Bevilacqua, che hanno seguito la grafica.

Un traguardo raggiunto grazie anche al sostegno di molte Associazioni e Banche che hanno offerto il loro contributo.

Un’altra golosa e significativa testimonianza da inserire nelle nostre Storie di Cibo dietro le Sbarre.