Da La Miniera di Siena una denuncia da “ristorante inessenziale”

Tutto nasce da una denuncia sui social di Tiziana, proprietaria del ristorante La Miniera a Siena.

Una storia di passione per il lavoro rovinata da un governo poco efficiente.
Abbiamo raccolto la denuncia di Tiziana, il suo racconto di “storia vera” sui social.

Una denuncia come tante, purtroppo in questo periodo.

Storie  vere di ristoratori, chef, gente che fa un lavoro faticoso, di cui molti apprezzano il lato bello, il finale di un impiattamento creativo e gourmet….ma di cui forse non tutti conoscono la fatica, mista a passione e pazzia, che ci sta dietro.

Come nel caso di Tiziana Del Monaco, che peraltro lavora in una attività famigliare, in cui sono coinvolti da due anni il marito Manuel, la sorella Roberta, il cognato Antonio, il figlio Gabriel e il nipote Edoardo.

Un ristorante che , guarda caso le sorti del destino e del momento, si chiama La Miniera…e nome non poteva essere più indicativo in questo racconto per evidenziare le fatiche che stanno dietro a questa attività, che poi certo porta alla luce diamanti, ma occorre non bloccare il lavoro, e permettere ai “minatori” di continuare a scavare…

Dopo aver letto la denuncia di Tiziana sui social, l’abbiamo contattata per conoscere a fondo la sua storia.

L’inizio è solare, gioioso, fatto di passione per un’attività nata nel 2018 con un desiderio di metterci tutta la gioia possibile  perchè
“il nostro lavoro si fa per amore, perchè si arriva a fine mese sempre al limite, ma ne siamo sempre stati consapevoli e felici…”.
E poi i racconti vanno a finire sul lato buio di questo momento, da un primo lockdown che ha iniziato a segnare la crisi, in un periodo in cui
“il delivery è stato fatto perchè la gente era a casa, ne aveva anche forse bisogno, e noi con quello siamo riusciti a coprire nemmeno il 50% delle spese”
ad un periodo estivo in cui
“ci siamo massacrati di lavoro, 24 ore sempre di lavoro, nel locale, perchè dovevamo farcela purtroppo da soli, senza aiuti, continuando in più a urlare a gran voce di fare attenzione a quello che sarebbe successo in autunno…”.
E adesso il massacro di regioni a colori con un periodo in cui in settimana il ristorante resta chiuso perchè nè il delivery nè l’asporto funzionano, e nei fine settimana si riesce  a fare qualche piccolo incasso.

Parole come desolazione, massacro,demoralizzazione e disperazione, per una situazione che “forse”(eufemismo ndr) si sarebbe potuta evitare:

“Non avevamo la minima idea che nessuno avrebbe fatto nulla, siamo arrabiati per questo.
Sarebbe stato sufficiente rafforzare il sistema sanitario, migliorare i trasporti, invece di pensare a banchi e monopattini, ed ora il prezzo più grande lo paghiamo noi, insieme a tutte le vittime e i malati. Siamo tutti vittime.
Sicuramente la nostra disperazione è secondaria rispetto a quella dei malati, ma non va lasciata cadere, così come non è giusto definirci inessenziali.
Così muore il paese!”.

Ecco, qui le parole di denuncia di Tiziana, che possono essere di sicuro quelle di molti altri ristoratori.

Quelli che, nel gruppo Ristoratori toscani, si sono riuniti per fare la Camminata degli Inessenziali, un percorso partito il 4 novembre che arriverà al Pantheon venerdi prossimo, per portare la disperazione di questo settore (e per questo fareno una diretta con i camminatori MERCOLEDI 11 NOVEMBRE ALLE ORE 18.00)
Le parole di Tiziana Del Monaco:

“A marzo del 2020 arriva il lockdown totale. Chiudo il mio ristorante e ricevo un fondo perduto di 3.800 euro nel mese di maggio (2 mesi dopo la chiusura).

Il fondo è una percentuale sulla differenza di fatturato tra aprile 2020 e aprile 2019. Ma noi siamo stati chiusi 3 mesi!

Il fondo non basta manco a pagare gli affitti.

I costi fissi di gestione sono circa 15.000 euro (a ristorante chiuso).

E allora chiedo la riduzione dell’affitto che non mi viene accordata.

Inizio a pagare quello che posso… il distanziamento ha ridotto i coperti.

‘Tranquilla’ mi dicono ‘a nessuno verrà in mente di buttarti fuori dal locale perché hai pagato il 50% dell’affitto’.

No no. Infatti ricevo a ottobre un bel decreto ingiuntivo e il recesso dal contratto.

Ma il governo ha emanato il credito di imposta sugli affitti, peccato che il problema è la liquidità e che non posso pagare il 100% dell’affitto e fatturando pochissimo con il delivery non ho capienza fiscale per scalare il credito.

Bene… puoi risolvere il problema della liquidità: basta prendere un prestito.

Altro messaggio positivo che arriva: ‘Nel frattempo ti sospendiamo le rate di quelli che hai già in piedi’

Bene! penso, per fortuna!

Soltanto a settembre sono stata messa a conoscenza del costo della sospensione: altri interessi.

Cioè: speculazione sulla sofferenza creata da una pandemia.

I dipendenti vanno in cassa, la prenderanno poi con 4 mesi di ritardo decurtata del 30%.

Senza menzionare la burocrazia per farne domanda.

Naturalmente tutte le pratiche hanno giustamente un costo da pagare a consulenti e commercialisti perché non ci si capisce nulla, io ho una laurea in economia e poi non è il mio lavoro.

Il caos più totale.

Le bollette continuano il loro corso come se nulla fosse.

I contributi vengono sospesi per poi riprendere a schianto a luglio.

Sospesi. No annullati. Da capirne bene la differenza!

Nel frattempo arriva maggio. Si avvicina la riapertura.

Decine di protocolli.

Non c’è chiarezza su congiunti, conviventi, sembra il mondo del “fate quel che vi pare”.

Il virus sembra sparito, non c’è più….ah no, c’è solo per noi ristoratori, che per tenere aperto dobbiamo sanificare, modificare ingressi, tavoli, presenze.

Dobbiamo lavorare anche per  recuperare perché a luglio dobbiamo restituire quello che ci è stato sospeso.

E mentre nel mondo era festa, le nostre giornate al ristorante scorrevano rompendoci la schiena perché l’unica cosa da fare era “lavorare senza personale per recuperare”.

Plexiglas, Gel, Macchinari x sanificare, Alcool, Misura le distanze, Prendi i nominativi Rispetta le distanze… Tutto fatto!

Si lavorava e si pensava di recuperare un po’ di ossigeno in due mesi estivi, sì un po’ poco per sopravvivere ma siamo certi il nostro governo starà lavorando per:

  • migliorare le strutture sanitarie
  • aumentare posti in terapia intensiva
  • dotarsi di dispositivi per l’emergenza (respiratori, ossigeno, nuovo personale)
  • risolvere il problema della sanità al sud come x esempio il commissariamento in Calabria
  • dotarsi di mezzi alternativi per risolvere i problemi dei mezzi pubblici
  • mettere in sicurezza gli anziani!

Eravamo certi di questo? e invece scopriamo a ottobre che il nostro governo non ha fatto nulla… E ora? Che si fa? Come ci si scarica della responsabilità di aver incrementato la curva dei contagi? (Responsabilità esclusiva del nostro governo. Ripeto: esclusiva!)

Ecco il governo se ne scarica affibbiando le colpe a ristoranti e bar, e lo fa con un’azione veramente furba: non ci chiudo del tutto altrimenti ci dovrebbe“ristorare”, ci devo dare sovvenzioni e aiuti. Quindi ci lascia aperti, ma vuoti.

E fa partire, anzi continuare il terrorismo mediatico, facendo rinchiudere la gente, giustamente impaurita dai media, e lasciando che chiudessero  i ristoranti che già dalla prima settimana di ottobre hanno visto scendere in picchiata i propri incassi.

Però ci regala il decreto agosto che può salvarci:

  • credito di imposta per la filiera: non attuato ancora
  • redito di imposta per le commissioni bancarie :non attuato ancora
  • esonero contributivo per chi assume: non attuato ancora e anzi se sei stato così scemo da assumere hai scoperto che i nuovi dipendenti non hanno diritto alla cassa e quindi, vigendo giustamente il divieto di licenziamenti, te li tieni in carico e fanno parte di quel pacchetto di costi fissi che devi sostenere anche oggi che il tuo incasso è -80%.

Senza dimenticare che abbiamo anche speso circa mille euro per il nuovo dvr aggiornato col protocollo Covid e per l’HCCP che ora risulta davvero  importante! Come se prima già non facessimo queste cose necessarie.

E poi vai con la tarantella:

  • Aperti fino a mezzanotte
  • Tavoli da 6
  • Feste da 30 persone si
  • Più di 30 no
  • Feste religiose si….Compleanni? Bo. Non si sa.
  • Ma festa e cena si intendono uguali?
  • Esporre il cartello fuori del numero dei coperti. Ma al massimo o al minimo? Vabbè mettiamo entrambi!

Insomma davvero piena chiarezza nei protocolli emanati…e poi noi risultiamo evasori, comunque, e pure untori!

E allora si apre fino alle 22, no fino alle 23, facciamo che chiudiamo alle 18… LA accendiamo? 

Però si lasciano aperte le piazze così le persone invece di fare un aperitivo in un posto sicuro, sanificato e distanziato che da marzo segue i protocolli, va in piazza con le bottiglie in mano.

Allora arriva il coprifuoco! Immaginiamo che lo mettano alle 18, orario della nostra chiusura. Troppo furbo come pensiero: il coprifuoco inizia alle 22 così dalle 18 alle 22 chi vuole andarsene a bere trova il tempo e il luogo (tranquillamente).

Nel frattempo arrivano Dpcm settimanali, che fanno vivere nell’ansia e nel terrore.

Però la banca già ha chiamato: puoi prendere altri Soldini…specifichiamo:  “altro debito”.

Ma ci sono i ristori. Quelli che sono ancora fermi in commissione mentre noi siamo fermi già da 20 giorni con i nostri locali.

Ma siamo untori. E allora oggi arriva pure l’arancione e via alla chiusura definitiva.

Forse dopo domani saremo rossi?

Andrà tutto bene. Tranquilli. Questa è la nostra vita da marzo..”

Non servono altri commenti.

Meditiamo, gente, meditiamo! Ma non troppo…forse è tempo di agire.

=> Intanto a domani, MERCOLEDI 11 NOVEMBRE ore 18.00 sui nostri canali Instagram, per una diretta con i Ristoratori Toscani durante la loro Camminata degli inessenziali verso Roma.