La cucina africana si spiega con una forchetta golosa: UMA ULAFI

Da UMA ULAFI la cultura delle cucine afro caraibiche.

Eventi e cene a quattro mani con un grande impatto sociale, oltre che culturale e gustativo.

Nel 2023 ha visto la luce un nuovo “movimento” culinario che promette di portare una ventata di freschezza e autenticità quando si parla di cucina africana o afro caraibica: UMA ULAFI.

Questa associazione, fondata con l’obiettivo di diffondere la cultura e la cucina afro-caraibica di alto livello, si propone di diventare un punto di riferimento per gli amanti della buona cucina e della tradizione culinaria proveniente dall’Africa e dalle isole caraibiche.

Il nome “UMA ULAFI – La golosa forchetta africana” racchiude in sé un omaggio a una donna del passato, Anna M. Mangin, ristoratrice afroamericana che nel lontano 1891 brevettò la forchetta da pasticceria. “Uma”, che in lingua swahili significa “forchetta”, rappresenta un tributo alla creatività e all’innovazione culinaria che hanno radici profonde nelle tradizioni africane.

L’idea è della Chef Italo Congolese Victoire GOULOUBI spinta dal desiderio di far conoscere e raccontare attraverso il suo genio creativo e il suo percorso da Chef quelle che sono le innumerevoli Identità sconosciute dell’Alta cucina Afro caraibica .

=> ne abbiamo parlato a lungo, in occasione del primo vento UMA ULAFI (un successone, ma si resta umili!) che ha visto istituzioni, consoli, giornlaisti e appassionati gourmet, letterlamente svenire di fronte ad un viagggio culinario dialtissima gastronomia.

UMA ULAFI si propone di portare alla luce le radici africane della cucina, esplorando ingredienti, tecniche e tradizioni culinarie millenarie che spesso rimangono nell’ombra. Attraverso una serie di eventi, come cene, convegni e presentazioni, UMA ULAFI intende creare uno spazio di scambio e di esplorazione delle magnifiche e numerosissime cucine afro-caraibiche presenti in Italia.

Il cuore di UMA LAFI è rappresentato dalla consapevolezza del valore delle tradizioni culinarie africane e caraibiche e dalla volontà di valorizzarle in tutta la loro bellezza e complessità.

Come ha sempre sottolineato Chef Victoire, ideatrice e pilastro di questo gruppo:

“Dobbiamo essere innanzitutto consapevoli del nostro valore. Possiamo compiere una piccola rivoluzione semplicemente cambiando il modo di presentare l’arte gastronomica del continente africano, mettendo in risalto tutta la sua bellezza, fatta di colori e profumi unici, di secoli di storia e di prodotti tipici della nostra Mamma Africa”.

La missione di UMA ULAFI è quella di fare scoprire e fare conoscere, rendere reperibili e promuovere a scala internazionale le innumerevoli eccellenze delle culture tradizionali e gastronomiche del continente afro-caraibico.

Attraverso la creazione di sinergie e scambi diretti tra produttori e consumatori, UMA ULAFI intende promuovere la sostenibilità e la valorizzazione delle risorse e delle tradizioni culinarie.

Fra le iniziative previste dall’associazione, spiccano la creazione di una scuola delle radici antiche del continente africano, la promozione diretta dei superfood afro nel mondo e il sostegno alla figura della donna gastronomica, protagonista indiscussa della cucina africana e caraibica.

UMA ULAFI si propone di diventare un faro di luce per tutti coloro che desiderano avvicinarsi alla cultura e alla cucina africana e caraibica, aprendo nuove strade di scoperta e di apprezzamento per una delle tradizioni culinarie più ricche e affascinanti del mondo, e soprattutto tanto varia quanto sconosciuta.

In tutto questo non manca il cuore, quello vero, pulsante, a volte sofferente, della chef che ha voluto tutto ciò  che ogni giorno costruisce un pezzo di progetto, insieme al suo staff.

Nel suo cuore un nome, Diego, a cui la chfe vuole dedicare l’importanza di queste esprienze, e di tutto ciò che ne deriverà.

Dai racconti diretti della chef scopriamo la vita di Diego che viene raccontato con le parole che lui stesso era solito usare nella sua corrispondenza:

La bellezza di un fiore non sta nei colori dei suoi petali
o nel profumo del suo cuore.
La bellezza di un fiore sta nello sguardo incantato
di chi lo ammira.

“Nato 37 anni fa, già a 3 mesi di vita ha cominciato il suo viaggio nel mondo, partendo dalla Costa d’Avorio dove è stato a quell’età per un paio di settimane. Italia, Francia, Spagna, Grecia, Slovenia, Croazia, Turchia, Egitto, Austria, Germania, Olanda, Danimarca, Belgio, Norvegia, Svezia, Repubblica Ceca, Ungheria, Inghilterra, Irlanda, Portogallo; e ancora, Michigan, Canada, Illinois, Missouri, New York, New Jersey, Louisiana, California, Messico, Santo Domingo, Kazakhstan, Russia. Questi alcuni dei paesi che durante la sua vita ha potuto visitare, da ognuno dei quali ha preso pezzi del mosaico della sua vita e in ognuno dei quali ha stabilito dei legami altamente significativi.

Un senso di rispetto assoluto dell’Altro e una Giustezza morale lo permeavano tutto.

A 13 anni ci ha chiesto di iscriversi a una scuola americana e non italiana, e così ha frequentato con profitto e diligenza la St. Stephen High School di Roma e, dopo una brevissima parentesi Milanese, la American University of Rome.

Più che scuole americane erano scuole internazionali, la frequentazione delle quali gli ha permesso di prendersi cura brillantemente, e nel rispetto reciproco tra la sua persona e gli Altri, dell’armonioso sviluppo dell’albero della sua vita.

Nel rapporto che Diego aveva con il cibo passa tutto il suo modo di essere; la sua memoria olfattiva e gustativa, messe al servizio del suo pensiero, gli consentivano di apprezzare, nel senso etimologico del termine, la presenza di tutti i componenti di una pietanza e la sua bontà complessiva; riusciva a leggere nella mente dello chef il percorso ideativo che lo aveva portato su quel sentiero gustativo; il perché della scelta del pepe e non di un’altra spezia.

Era amante delle preparazioni in cucina e del loro incontro nel piatto nel giusto momento.

Tutto ciò, e altro ancora, lo hanno portato a cimentarsi con la gastronomia a partire dalle pizze al forno che cuoceva con una sapienza assoluta e, soprattutto, senza strafare, dando alle piccole cose la stessa dignità di quelle più grandi e proteggendole nel loro esprimersi. Cimentarsi, perché la vera ambizione di Diego era quella di creare una catena di punti di ristoro caratterizzati tutti dalla semplicità degli alimenti, dalla loro genuinità e freschezza e dal loro potere “curativo” per l’essere umano.

La mente è come un macinino e il prodotto dipende dal tipo di macinino, oltre che dalle sostanze in esso calate: così come la mente di Diego operava per il cibo, così lo faceva in modo analogo per tutte le vicende della vita: lavoro, relazioni amicali, relazioni sentimentali … 

Era dunque capace di gestire armonicamente e con una modalità quasi ingegneristica, diversi insiemi riuscendo anche ad armonizzarli fra loro e consentendo ad ognuno di andare incontro all’Altro genuinamente.

Il tempo e le circostanze esterne gli hanno impedito di portare a compimento questo suo progetto di vita, ma siamo certi, e certamente anche lui lo sarebbe, che questa iniziativa contribuirà non poco a mantenere Diego vivo: non solo nelle nostre menti ma nel nostro cuore che palpita ogni secondo anche grazie a lui”.

E con i cuori rivolti verso questi racconti e con gli occhi rivolti all opere culinarie della chef, ci apprestiamo a vivere momenti unici, profondi, delicati, intensi.

Quelli che caratterizzeranno tutti gli appuntamenti UMA ULAFI.

Noi ci saremo. E voi?