Gli Svitati promuovono il tappo a vite

Svitati: pionieri e innovatori del tappo a vite.

Una coalizione di produttori visonari a favore del Tappo a Vite nell’enologia italiana.

Gli Svitati, una coalizione di produttori visionari composta da Franz Haas, Graziano Prà, Silvio Jermann, Mario Pojer e Walter Massa, si fanno portavoce dell’adozione del tappo a vite nel panorama vinicolo italiano.

Riuniti nel secondo incontro annuale presso la sede operativa di Pentole Agnelli – since 1907, insieme al partner Guala Closures, leader mondiale nella produzione di tappi a vite, gli Svitati hanno approfondito i pregi e le sfide legate a questa innovativa chiusura, concentrandosi sulle dinamiche della ristorazione e svelando interessanti ricerche e confronti.

 

 

 

L’approccio degli Svitati rimane fortemente motivato dalla convinzione che la scelta del tappo a vite rappresenti una decisione stilistica del produttore, richiedendo ora un’attenzione particolare al corretto racconto del prodotto al consumatore finale.

Dal primo incontro ad oggi, gli Svitati hanno constatato significativi cambiamenti nel panorama vinicolo, ritenendo che la loro rivoluzione stia incidendo positivamente, specialmente nell’accettazione del tappo a vite nei vini bianchi.

Tuttavia, sottolineano l’importanza di estendere questo approccio anche ai vini rossi, evidenziando come la scelta del tappo possa influire sull’invecchiamento del vino, rappresentando una decisione stilistica che richiede una comunicazione attenta e mirata al consumatore.

In questo secondo appuntamento, gli Svitati hanno incluso la cantina Ettore Germano di Serralunga d’Alba, nota per la sua produzione di Barolo con tappo a vite, come “amico degli Svitati”, confermando che l’innovazione si sta diffondendo tra i produttori.

Il punto di vista dei sommelier, presentato durante la tavola rotonda ospitata presso la sede Pentole Agnelli, evidenzia una necessità di spostamento dal romanticismo tradizionale dell’apertura della bottiglia verso la qualità del vino offerto.

Mentre a livello internazionale il tappo a vite è ampiamente accettato, in Italia prevale ancora un forte tradizionalismo. I sommelier presenti sostengono la necessità di educare il consumatore finale, enfatizzando che la scelta del tappo a vite può garantire una migliore conservazione del vino secondo la visione del produttore.

Un ulteriore aspetto affrontato durante l’incontro riguarda i disciplinari di produzione, evidenziando che i Consorzi sono gli unici enti capaci di applicare le regole europee riguardanti il tappo a vite per i vini DOC e DOCG.

La Fondazione Mach ha contribuito all’evento presentando risultati di studi comparativi tra chiusure in sughero e tappi a vite. Le analisi hanno evidenziato come l’ingresso di livelli diversi di ossigeno influisca sulla composizione chimica dei vini, con vantaggi evidenti nella preservazione del carattere originale mediante l’uso del tappo a vite.

Nelle analisi della Dott.ssa Silvia Carlin e del Prof. Fulvio Mattivi della Fondazione Mach le etichette prese in analisi per la degustazione comparativa sono state Soave DOC “Otto” 2010 di Graziano Prà, Sauvignon Dolomiti 2007 di Pojer e Sandri, Venezia Giulia Bianco IGT “Vintage Tunina” 2013 di Jermann, Pinot Nero “Schweizer” 2015 di Franz Haas e Barbera “Monleale” 2016 di Vigneti Massa.

E come spiega la Carlin:

“I risultati analitici permettono di evidenziare che tutte le coppie di vini portati in degustazione, affinati in condizioni identiche ma confezionati con le due diverse chiusure, hanno cambiato la loro composizione in seguito all’ingresso di livelli diversi di ossigeno. In particolare i vini tappati in sughero presentavano una quantità maggiore di aldeidi come il metionale (un composto con note vegetali, da patata bollita), metilbutanale (con note erbacee) e fenilacetaldeide (con note di miele), che derivano da reazioni di ossidazione.”

Michele Fino, Professore dell’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo, ha introdotto una prospettiva più ampia sulla sostenibilità, sottolineando l’importanza di considerare il packaging eco-sostenibile nell’industria vinicola:

“Il problema di impostazione è l’idea che una chiusura determini il prestigio di una denominazione. In tempi di attenzione crescente per la sostenibilità, non dovrebbe essere preferita come reputazionalmente migliore la soluzione che impatta di meno in termini di costi energetici e di riciclabilità? Con quale diritto si stabilisce che il tappo a vite pregiudica la reputazione mentre usare una bottiglia di vetro da 800 g per un vino fermo no?”.

In conclusione, Federico Donato di Guala Closures ha sottolineato il ruolo cruciale delle chiusure in alluminio nella sostenibilità, presentando strategie innovative e obiettivi per costruire un Gruppo orientato all’innovazione e alla preservazione ambientale nel settore:

“Le chiusure in alluminio, infinitamente personalizzabili in decorazione e funzionalità (OTR), rappresentano una scelta responsabile di sostenibilità. Nel 2010, siamo stati i primi nel settore ad introdurre strategie e obiettivi per costruire un Gruppo capace di innovare e di preservare il nostro mondo”.

Dunque dal primo appuntamento tenutosi a Trento un anno fa di strada ne è stata fatta e continua a crescere l’interesse per questo argomento.

Il team degli Svitati è affiattato e di certo molto agguerrito, nella sua immensa creatività!

 

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