Di Pinto: viaggio tra i colori della cucina mediterranea

Una versione inedita dello chef Di Pinto: in veste di autore di libri di ricette.

Il suo primo lavoro editoriale con oltre 60 ricette di cucina mediterranea creativa.

Nel suo primo lavoro editoriale, il celebre chef Roberto Di Pinto presenta una raccolta di oltre sessanta ricette che attraversano e trasformano la tradizione culinaria mediterranea con un tocco di creatività internazionale.

Il libro di Di Pinto, pubblicato da Italian Gourmet, è un vero e proprio manifesto del suo stile culinario, che combina la profonda radice napoletana dell’autore con le influenze raccolte nei suoi viaggi e esperienze lavorative in giro per il mondo.

Iniziando dal pane, simbolo di convivialità, Di Pinto dedica il primo capitolo al colore giallo del grano.  Qui, il pane non è solo cibo, ma un momento di condivisione, arricchito da varianti locali come taralli e pane cafone.

Accompagnati da burri di bufala e un pregiato olio d’oliva, questi prodotti introducono il lettore nel mondo di sapori autentici che l’autore sa magistralmente reinterpretare.

Proseguendo, il percorso cromatico ci porta agli amuse-bouche arancioni, introducendo elementi di sorpresa come la Caprese liquida, che rivisita un classico italiano in chiave moderna. Gli antipasti neri, d’altra parte, giocano con contrasti forti e sapori decisi, evidenziati da piatti come la Parmigiana espressionista e il Carciofo cacio e ova, che unisce il gusto tradizionale a tecniche innovative.

Il rosso dei pomodori domina i primi piatti, con creazioni come il Risotto Milano-Napoli e gli Spaghetti ai ricci di mare, che fondono ingredienti locali a spezie esotiche.

Nei secondi piatti, il blu rappresenta la profondità e la varietà del mare, con piatti che celebrano sia la terra che l’acqua, come il “Coccio nel coccio” e il “Baccalà, ‘ndujia e pioppini”, che esplorano nuove dimensioni di sapore attraverso abbinamenti audaci.

Il capitolo dei dessert, tinteggiato di rosa, propone dolci che evocano la nostalgia e la gioia, come il “Piccolo Principe” e “Pizza e birra”, esempi di come la vista possa ingannare il palato in un divertente gioco di aspettative.

Il caffè, infine, non è solo una bevanda, ma un rituale, presentato in diverse forme per esaltare il suo legame intrinseco con la cultura italiana.

Più di 60 ricette attraverso cui Roberto Di Pinto ci invita, pagina dopo pagina, alla sua tavola: un luogo di incontro dove trovare spunti e idee per creare innovative geometrie, imparando ad accostare materie prime anche molto diverse da loro, a rivedere le consistenze, senza (sine) dimenticare la “nostra” cucina.

Lui che è autore di una cucina senza confini.

Originario di Napoli, classe 1982, roberto di Pinto si è formato nell’ambito alberghiero prima di esplorare il mondo culinario internazionale, ha acquisito esperienze in alcuni dei più rinomati ristoranti del mondo. Dopo aver lavorato in luoghi come Londra, Parigi e Bangkok, Di Pinto ha aperto il suo ristorante, Sine, a Milano, dove propone una cucina che rispetta la tradizione mediterranea pur essendo aperta a influenze globali.

Il suo approccio è ben riflesso nel libro, che non solo offre ricette, ma invita a sperimentare e a giocare con gli ingredienti in modi nuovi e sorprendenti.

Del resto lo chef oltre alla cuicna ha anche un agrande assione per l’arte, e nel suo ristorante la sala è arricchita dai quadri realizzati di suo pugno. Opere non fine a e stesse, ma rappresentazioni della gnesi di alcuni suoi piatti, intrpreti della loro filosofia.

Con questo volume, Roberto Di Pinto condivide il suo amore e la sua conoscenza della cucina, con un gioco di incoraggiamento verso i lettori a guardare oltre le convenzioni, esplorando nuove possibilità culinarie con audacia e passione.

Un’opera che è destinata a diventare una fonte di ispirazione per professionisti del settore e appassionati di cucina di tutto il mondo.

Poi ovviamente il bello è andare a trovarlo e chiacchierare con lui, alla sua tavola dove ogni piatto è “volutamente poco descritto sul menù” perchè a parlare devono essere le persone, i ragazzi di sala, che hanno il desiderio di raccontare quando possono e quando richiesto, e poi lui stesso, lo chef, con i suoi aneddoti e scene di vita vissuta.

Non vorrete perdervi la storia della Cotoletta del figlio ultimo, vero? E scoprire perchè alla scuola alberghiera lo chef (all’epoca studente alle prime armi) aveva nel suo “personale ricettario” una chicca sulla cotoletta nera, bruciata, perchè la tinta “dorata” in casa sua non era riuscito mai a vederla!

Complimenti chef, per i racconti, per le ricette vere e senza “passi non detti” e per l’umiltà.

Ed ora si viaggia, tra i colori della cucina mediterranea!