SLAFOOD: Davide Rafanelli unisce il gusto alla cura

Davide Rafanelli, fondatore di SLAFOOD si racconta.

Un’idea benefica per unire la cura al gusto e viceversa.

Nasce SLAFOOD, dal desiderio e idea “quasi obbligata” di Davide Rafanelli. Un’iniziativa straordinaria che vede l’Associazione Professionale Cuochi Italiani coinvolgere oltre 40 chef per sostenere i progetti nutrizionali dei Centri Clinici NeMO.

La presentazione ufficiale è avvenuta al Congusto Gourmet Institute di Milano, evidenziando l’impegno nel proporre ricette gustose e appaganti per le persone con la SLA (Sclerosi Laterale Amiotrofica).

L’Associazione SLAFOOD è stata ideata da Davide Rafanelli, imprenditore con una vasta esperienza nel settore alimentare e progetti di inclusione sociale. Rafanelli, che convive con la SLA da quasi due anni, ha scelto di mettere al servizio le proprie competenze per sostenere i progetti di cura mirati a preservare il valore dello stare a tavola e migliorare la qualità di vita delle persone affette da questa malattia neurodegenerativa.

“Mi chiamo Davide Rafanelli, ho 53 anni, sono un marito, un papà di una bimba di 5 anni e da quasi due anni sono ammalato di SLA. Dal giorno della diagnosi, un giorno difficile da affrontare, la mia vita è stata stravolta, la SLA coinvolge te e tutta la tua famiglia. Purtroppo oggi non ha una cura, è una sentenza”.

La sfida di SLAFOOD, presentata nel solco dell’esperienza clinica dei Centri NeMO, mira a migliorare la vita di chi convive con la SLA. La malattia colpisce i motoneuroni, le cellule nervose cerebrali e del midollo spinale che controllano i movimenti della muscolatura volontaria.

A guidare questo progetto è il Presidente Davide Rafanelli, affiancato dall’amico Roberto Carcangiu, Presidente APCI Chef e Vicepresidente di SLAFOOD.

“L’idea di creare SLAFOOD ha preso forma il 21 giugno 2022, in occasione dello SLAGlobal Day, la Giornata Mondiale sulla SLA. Rafanelli ha scelto simbolicamente questa data per sottolineare la speranza in un punto di svolta nella ricerca delle cause, dei trattamenti e delle cure efficaci per sconfiggere la patologia.

Da ammalato, mi sono trovato da subito a dover affrontare, oltre che i problemi legati alla patologia, anche diverse difficoltà psicologiche per affrontare con coraggio questa situazione.. È allora che ho voluto subito rendermi utile perché il mio tempo non fosse andato perso ma potesse aiutare chi, come me, soffre di una malattia rara e subdola. La SLA è capace di prendersi il tuo corpo, lasciando intatta la tua mente, in modo che tu possa capire il dramma che stai vivendo”.

Beneficiari dei progetti di sostegno di SLAFOOD sono i Centri Clinici NeMO, specializzati nella cura e ricerca sulla SLA e malattie neuromuscolari. Rafanelli, insieme al suo team, mira a sensibilizzare sul tema della nutrizione, fondamentale per chi convive con la SLA.

La disfagia, che causa difficoltà nella deglutizione e gestione del cibo, è una sfida comune per chi vive con malattie neuromuscolari.

SLAFOOD organizzerà eventi, cene e progetti specifici coinvolgendo chef, cuochi e aziende del settore alimentare per raccogliere fondi a sostegno della presa in carico nutrizionale. Particolare attenzione sarà dedicata alla valorizzazione dei piatti preparati con consistenze modificate, garantendo la sicurezza e la godibilità per chi ha problemi di disfagia.

Chef di rinomati talenti come Carlo Cracco, Roberto Valbuzzi, Elio Sironi e molti altri hanno risposto con entusiasmo all’invito di Rafanelli. Ciascun chef ha espresso commozione e impegno nel contribuire a un messaggio di positività e condivisione attraverso SLAFOOD.

Il talento culinario si trasforma così in un dono prezioso per consentire a chi convive con la SLA di continuare a gustare il valore della vita.

SLAFOOD, con il sostegno di chef e professionisti del settore, si propone come un pilastro di speranza e inclusione per coloro che affrontano sfide quotidiane legate alla SLA.

Una grande forza, messa a disposizione della “sua” malattia e di tutte le cure che possono arrivare, anch con gusto.

Davide Rafanelli, chapeau!