FREEDHOME

Freedhome: il negozio del cibo Made in carcere

Le Storie di cibo dietro le sbarre racchiuse in un negozio.

Freedhome, un negozio del cibo made in carcere.

A Torino, da poco più di un anno ha aperto il primo store permanente di economia carceraria, dotato anche di parte e-commerce per rendere più semplice l’acquisto.

A lanciare il progetto un gruppo di imprese cooperative che lavorano negli istituti di pena italiani e che producono eccellenze enogastronomiche, alcune delle quali patrocinate da Slowfood.

Si tratta dei torcetti realizzati nella casa circondariale di Aosta Brissogne, dell’alta pasticceria del carcere di Busto Arsizio, delle mandorle e dei torroni siciliani, del caffè Lazzarelle della casa circondariale femminile di Pozzuoli, dei panettoni della linea Dolci Libertà…. Ci sono anche prodotti caseari del carcere di Rebibbia, la pasta gluten free del carcere di Sondrio e tante atre prelibatezze, tutte accumunate dall’essere eccellenze gastronomiche  appunto “made in carcere”.

L’elenco dei prodotti è lungo, le cooperative di produzione presenti all’interno dello store sono numerose e in continua crescita.

Al di là dell’elenco dei nomi presenti, echeggia forte e sonoro il “chi siamo” che si legge nella presentazione di Freedhome e che si vive quando tocchi con mano la loro realtà:

“Ecco chi siamo:

  • Siamo la voce delle tante realtà che ogni giorno dimostrano la forza riabilitativa del lavoro, portando valore, professionalità e voglia di fare all’interno del sistema carcerario italiano.

  • Siamo il risultato di una riflessione condotta da un gruppo di imprese cooperative sociali accomunate, oltre che dall’attività negli istituti di pena, dalla condivisione di principi etici, scelte imprenditoriali e vocazione al mercato.

  • Siamo convinti che nelle carceri esista un grande potenziale ancora da scoprire.

  • Siamo azione comune verso il miglioramento. Un laboratorio di idee e progetti per ribadire forte e chiaro che l’economia carceraria è la chiave di volta per ripensare in modo più efficace il sistema penitenziario italiano.”

Solitamente questi prodotti vengono venduti direttamente dalla cooperativa che ne segue la produzione, in un mercato abbastanza localizzato rispetto al carcere di riferimento.

Freedhome nasce proprio per diffondere su scala più ampia queste prelibatezze che uniscono una forte connotazione sociale a una davvero eccelsa qualità…e lo posso certificare perché le ho sia degustate di persona, che viste produrre nelle varie case di detenzione dove sono stata in vista per Storie di cibo Dietro le Sbarre.

All’interno dello spazio espositivo anche prodotti non alimentari, quali stoffe, pelletterie e oggetti artigianali di falegnameria; Storie di cibo si concentra ovviamente su quelli enogastronomici portando il proprio apporto dove è possibile nel creare contatti tra cooperative di produzione e i referenti di Freedhome, interessati ad ampliare sempre di più l’offerta presente.

Così precisano i responsabili:

“Dietro a questo progetto commerciale c’è la volontà di accendere i riflettori su una realtà come quella del carcere, perché portare lavoro nelle strutture detentive è la chiave di volta per ripensare e rifondare il sistema penitenziario in Italia”.

Più volte è stato evidenziato nelle nostre Storie di Cibo dietro le sbarre, perché è il concetto che chiunque lavori in queste realtà tiene a sottolineare:

“Se i numeri ci dicono che l’ozio in carcere non porta ad alcun risultato concreto, svolgere un’attività professionale, al contrario, significa ricostruire la dignità delle persone, riscrivere il futuro in termini di comportamenti virtuosi e abbassare notevolmente il rischio di recidiva, per la sicurezza di tutti”.

Per quanto riguarda la tematica enogastronomica, al progetto Freedhome ad oggi partecipano: Banda Biscotti, Casa Circondariale di Verbania; Brutti e Buoni, Casa Circondariale di Aosta Brissogne; Extraliberi, Casa Circondariale di Torino; Dolci Libertà, Casa Circondariale di Busto Arsizio, Varese;   Cibo Agricolo Libero, Casa Circondariale di Rebibbia, Roma; Caffè Lazzarelle, Casa Circondariale femminile di Pozzuoli, Napoli; Sprigioniamo Sapori, Casa Circondariale di Ragusa e Dolci Evasioni, Casa Circondariale di Siracusa. Ma come precisato il numero è destinato a crescere, visto che l’interesse anche degli istituti detentivi verso le attività legate al cibo è in continuo aumento.

Qui una panoramica del negozio, con una video intervista a Gianluca Boggia, Presidente della Coop Extra Liberi, che definisce questi prodotti “degli oggetti ambasciatori di un carcere diverso“!

https://www.youtube.com/watch?v=lmkpAHVnO2I&feature=youtu.be