I semi: l’inizio della rigenerazione ecologica e sociale

L’importanza dei semi.

La rigenerazione ecologica e sociale.

di M.S.Gachet

I semi sono importanti perché permettono la produzione delle piante che ci nutrono e che nutrono gli animali che mangiamo. Inoltre le piante, ci permettono di vestirci, di costruire le nostre case e creano ecosistemi complessi che permettono la nostra vita insieme agli altri esseri viventi con i quali condividiamo il pianeta.

Tutte le piante nascono dai semi! La vita nasce da un seme!

Ricordate quando abbiamo iniziato il disvcorso di biodiversità  cibo in Ecuador?

=> Guarda QUI.

Vorrei parlarvi di un collettivo ecuadoriano che si dedica alla conservazione dei semi: “la rete dei guardiani dei semi ( Red de Guardianes de Semillas )“.

Per i custodi dei semi, il seme è informazione che si adatta ai cambiamenti dell’ambiente e mantiene viva una cultura alimentare che racconta la storia di un popolo.

Lo stile di vita della maggior parte dell’umanità (sedentario o non nomade) è stato reso possibile dalla domesticazione di piante e animali, cioè l’agricoltura. I primi agricoltori (contadini), osservando la natura e
sperimentando entro i limiti e le condizioni ambientali, hanno ottenuto diversità di prodotti che ha permesso loro di nutrire la popolazione.

I semi vengono così raccolti, selezionati, conservati e scambiati tra persone e comunità, trasmettendo di generazione in generazione conoscenze e alimenti che si adattano all’ambiente.

Dall’inizio della rivoluzione verde (dopo la Seconda Guerra Mondiale) che grazie alla scoperta dei fertilizzanti sintetici e dei pesticidi ha dato inizio all’agricoltura intensiva, il sistema produttivo è cambiato.

La scienza inizia con la modifica in laboratorio dei semi successivamente brevettati che non appartengono più all’umanità ma sono proprietà intellettuale delle aziende che li commercializzano.

L’industrializzazione dell’agricoltura non solo ha avuto un effetto devastante sugli ecosistemi, sulla fertilità del suolo e sulla perdita di biodiversità, ma in molti paesi del mondo ha privato le persone di un diritto umano fondamentale: “il diritto di conservare e scambiare liberamente i semi”.

Vi consiglio di guardare il film Percy vs. Goliath basata sulla lotta dell’agricoltore canadese Percy Schmeiser per preservare questo diritto.

In Ecuador, il sostegno del governo alla modernizzazione dell’agricoltura e alla diffusione di varietà di sementi commerciali (insieme a loro panchette industriale) ha generato una perdita di agrobiodiversità (diversità dei prodotti agricoli).

La rete dei guardiani dei seme è nata nel 2002 con l’obiettivo di incoraggiare pratiche agricole permaculturali o agroecologiche (o la produzione di cibo che viene incorporata nell’ecosistema rispettando tutte le sue componenti).

Uno degli aspetti più importanti è la custodia dei semi.

Essendo l’Ecuador un paese con una grande diversità di culture (e di ecosistemi), per la rete dei custodi dei semi è stato essenziale recuperare la conoscenza ancestrale dei popoli indigeni e delle comunità contadine.

Quindi il primo lavoro svolto è stato quello di indagare e identificare quali alimenti venivano coltivati ​​e consumati in queste comunità e se fosse possibile trovare questi semi ancestrali.

Tutto ciò ha gettato le basi per creare quello che oggi è il Sistema di Garanzia Partecipativa, ovvero un sistema di autogestione (certificazione autonoma su base collaborativa) che “garantisce ai consumatori che il cibo che consumano è prodotto in maniera agroecologica” rafforzando un sistema di produzione, di marketing e perfino di analisi delle politiche pubbliche legate a questi temi.

La rete si basa sull’agroecologia e sul rispetto dell’ambiente per incoraggiare uno stile di vita rispettoso che non è possibile senza ristabilire i legami comunitari.

Sia i produttori che i consumatori sono persone con bisogni, sogni, problemi e desideri che dipendono l’uno dall’altro ma che nella società odierna sembrano invisibili e in alcuni luoghi addirittura contrastati.

Le persone sempre più individualiste badano ai propri interessi senza rendersi conto che il proprio benessere dipende dal benessere della comunità (tutti gli esseri viventi con cui condividiamo l’ecosistema).

Per i guardiani dei semi è importante ricostruire il tessuto sociale in tutti i suoi aspetti e per farlo si basa sulla produzione di sementi e sull’agricoltura rigenerativa per tutelare la salute delle persone e dell’ambiente (esseri viventi e risorse naturali).

In questo contesto non possono non occuparsi anche della sovranità alimentare, dell’economia solidale, dell’educazione alternativa, della bioedilizia, del riciclaggio, della produzione artigianale su scala familiare (compresa la lana di alpaca), dell’equità sociale e della commercializzazione nei mercati locali.

La condivisione è anche un fattore fondamentale e per questo è stato creato un podcast in spagnolo (Radio semilla) che racconta storie di persone che stanno rigenerando l’ambiente e la società, soprattutto in Ecuador ma anche nel resto dell’ America Latina. Sono storie stimolanti che se conoscete lo spagnolo vi consiglio di ascoltarle.

La rete dei guardiani dei semi spira a piantare semi che ci permettono non solo di produrre cibo buono, pulito, giusto (slogan di Slow Food, collettivo globale nato in Italia che descrive bene le caratteristiche del cibo vero) e agrobiodiverso per tutti ma anche di creare una comunità sana, equa e resilienti che si adatta a un mondo in costantemente cambiamento.

Pronti a continuare con noi il racconto di biodiversità, semi e cultura?