Ecuador, biodiversità e cibo

Ecuador, biodiversità e cibo

M.S. Gachet, autrice per Storiedicibo sull'Ecuador

Un paese da scoprire tra colori e sapori, tra prodotti inusuali dalle proprietà incredibili.

Manioca, guaba, ananas, morete, frutto di macambo, semi di macambo, ungurahua, muruinchi, chonta, ukuisi, farina de manioca, garabatoyuyo, peperoncino.

Da qui voglio parlarvi dell’Ecuador, uno dei paesi più piccoli del Sudamerica.

Si trova nella metà del mondo e grazie a questa posizione geografica e alla presenza della “catena montuosa delle Ande” (le montagne che attraversano il Paese da nord a sud) gode di un’infinità di ecosistemi molto diversi fra loro che vanno dalle montagne ghiacciate a 6.300 metri verso l’Oceano Pacifico , alla giungla amazzonica e alle incantate Isole Galapagos.

Anche se gode di un clima tropicale e subtropicale, in Ecuador le differenze di temperatura sono molto grandi, soprattutto tra le regioni della costa e le Ande.

Le correnti marine, il vento e la radiazione solare determinano due stagioni caratterizzate dalla presenza di piogge: l’inverno (umida) e l’estate (secca), sempre meno marcate a causa dei cambiamenti climatici.

Queste condizioni rendono l’Ecuador uno dei paesi con la maggiore diversità biologica al mondo (alta densità di specie endemiche per chilometro quadrato e tanti ecosistemi diversi) e forse grazie anche alle condizioni climatiche moderate molte culture precolombiane si sono sviluppate in questo territorio.

La natura e la cultura contadina sono due fattori fondamentali da considerare quando si parla di cibo.

È importante ricordare che gli alimenti che consumiamo sono esseri viventi, tutti appartenenti ad uno dei 5 macro gruppi di esseri viventi sulla terra: animali, piante, funghi, alghe o batteri.

E’ proprio così, non dobbiamo scordarci che viviamo grazie ad altri esseri viventi che danno la vita per noi. In un mondo “non globalizzato” l’ambiente determina ciò che mangiamo. Ricordiamo che circa 12.000 anni fa i primi contadini cambiarono le dinamiche sociali esistenti addomesticando piante e animali e modificando così lo stile di vita nomade (cacciatori, raccoglitori) in uno sedentario (agricolo), permettendo la creazione delle civiltà che conosciamo.

Gli alimenti che consumiamo oggi sono il frutto della sperimentazione dei contadini (primi scienziati) grazie all’osservazione e alla comprensione della natura e dei suoi cicli e grazie allo sviluppo della ceramica, tecnologia che permette di immagazzinare e trasformare (cucinare) il cibo.

Nel continente americano, le culture precolombiane dell’America centrale e meridionale coltivavano e scambiavano tra loro prodotti agricoli, medicinali e specie come mais, patate, cacao, coca, ecc.

Sfortunatamente, l’arrivo degli europei ha avuto un impatto devastante sulle culture locali d’America, inclusa l’“efficienza” nel modo di coltivare, nell’uso del territorio e nell’alimentazione.

Molti alimenti che oggi costituiscono la base della dieta del continente americano sono stati adottati dal vecchio continente (cereali -orzo, riso, grano-, manzo, maiale, banane, caffè) e allo stesso modo, molti prodotti che oggi vengono tradizionalmente coltivati ​​e consumati nel vecchio continente sono originari delle Americhe (patata, mais, pomodoro, fagioli, zucche).

La conquista dell’America provocò la quasi estinzione dei popoli nativi. I gruppi sopravvissuti hanno dovuto adattarsi ai cambiamenti, alle ingiustizie, alla povertà, all’intolleranza… culturalmente molto o quasi tutto è stato perso nel contesto di questa mancanza di rispetto per il diverso…

Fortunatamente, alcuni gruppi che conservano ancora la loro identità (lingua, visione del mondo, stile di vita) sono sopravvissuti.

Molti di questi, nonostante l’introduzione di moderne tecnologie (fertilizzanti, pesticidi e varietà di sementi ibride o modificate) mantengono ancora (o stanno recuperando) le loro tradizioni agricole e coltivano utilizzando metodi ancestrali rispettosi dell’ambiente per produrre cibi autoctoni, agrobiodiversi, sani.

La maggioranza della popolazione dell’Ecuador è meticcia e, sebbene questa maggioranza viva nelle grandi città, ci sono ancora molti contadini e tante piccole iniziative che poco a poco stanno producendo prodotti sani e allo stesso tempo rigenerando il tessuto sociale e l’ambiente.

Uno dei problemi più gravi che affliggono l’umanità è la perdita di biodiversità: specie, ecosistemi, culture.

La globalizzazione ha sicuramente aspetti positivi, ma sul piano alimentare sta limitando il potere decisionale delle persone e determinando la nostra dieta. Il 75% degli alimenti prodotto su scala globale è rappresentato da sole 12 specie di piante (canna di zucchero, mais, grano, riso, olio di palma (frutto), patata, soia, manioca, barbabietola da zucchero, pomodoro, orzo, banana) e 5 specie di animali (mucca, pollo, maiale, capra, pecora).

Un modo per contrastare la perdita di biodiversità può essere trovato sulla nostra tavola, aumentando il consumo di nuovi alimenti, generando così una richiesta di prodotti agrobiodiversi.

A livello locale possiamo sostenere il lavoro di quegli agricoltori e allevatori che mostrano attenzione e volontà di recuperare varietà perdute, spontanee e alimenti selvatici che si trovano in ambienti sani e solo in determinati periodi dell’anno, con l’intenzione di creare un mercato che valorizzi pratiche rispettose dell’ambiente e che sia consapevole della sua ecologia.

L’Ecuador è un paese che vive dell’esportazione di materie prime, tra cui alimenti come banane, cacao e gamberetti, prodotti utilizzando soprattutto pratiche intensive che consentono l’esportazione di grandi volumi di cibo che il mercato globale richiede per nutrire molte persone e che generano entrate economiche essenziali per la vita e lo sviluppo del Paese.

Purtroppo però queste pratiche generalmente non rispettano la salute degli ecosistemi naturali e sociali. Ma se l’Ecuador gode di una situazione privilegiata per la sua ricchezza di biodiversità perché non usare queste risorse?

Alcuni se ne sono accorti e stanno lavorando per motivare un cambiamento nella matrice economica che permetta di produrre alimenti sani, rispettando e valorizzando l’ambiente e ricostruendo il tessuto sociale.

In questo spazio periodico su Storiedicibo dedicato al mio paese d’origine, vi racconterò la storia di alcune persone dell’ Ecuador che producono alimenti che favoriscono l’economia locale e l’identità culturale rispettando gli ecosistemi locali e cercando legami tra produttori e consumatori su scala locale e globale.

Se la globalizzazione ha creato un problema, può diventare anche parte della soluzione. Vediamo se e come queste proposte di alcune comunità dell’Ecuador si intrecciano con le nostre storie qui in Italia.

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Fonti:

Cr. photo:
@BenPipe Nat geo cortesia di Canopy Bridge
@KarlaGachet

Chi è l'autrice.

María Salomé Gachet Otánez vive e lavora a Milano come libera professionista su progetti multidisciplinari di
divulgazione scientifica legati alla cura del benessere umano e alla salute dei sistemi naturali (particolari interessi cibo e aria). 

Dopo essersi laureata presso la Pontificia Universidad Católica di Quito (Ecuador) in Chimica Analitica, ha ottenuto un Dottorato in Scienze Naturali presso la Karl-Franzens-Universität Graz (Austria) e dopo ha lavorato come ricercatrice nella Universität Innsbruck (Austria) e Universität Bern (Svizzera) nei campi della farmacia e biochimica. Collabora da qualche anni con l’Associazione Parco Segantini in diversi progetti tra i quali Orti-Cibo-Salute e MilanoSmartPark creando nei percorsi didattici nelle scuole. 

Ha creato il sito MyTrueFood.com che parla di cibo e consumatori come strumenti per risolvere gli attuali problemi sociali, ambientali ed economici.