I temperini giganti della cantina Destefanis

“Facciamo anche il vino” lo slogan della Cantina Destefanis.

Una nuova installazione realizzata dalla cantina di Valpone di Canale, nota per le sue idee creative.

Un simbolo vuol dire tanto, fa la differenza, apre la mente.

Una installazione in una rotonda di un paese del Roero, territorio conosciuto per il vino e qualche prodotto enogastronomico, e per la bellezza delle cantine.

Niente bottiglie giganti, panchine (c’è chi già le realizza). Non aiuole o biciclette. No! Questa volta la creatività è andata oltre. Oltre al progetto, o meglio prima del progetto, quando con la matita in mano l’artista si accinge a disegnare.

Uno strumento utile, il temperino, necessario per fare le punte, per poter fare un tratto preciso, per disegnare, per realizzare.

E la Cantina Destefanis di Valpone di Canale, nota nella zona per idee innovative, ha scelto in un quasi-blitz notturno di donare al suo paese “un nuovo modo per “fare la punta alle matite” e permettere alle nostre colline di disegnarsi in ciò che meritano”.

Con il consenso degli enti competenti, i responsabili di questa azienda vinicola hanno deciso di “adottare “ la rotatoria all’ingresso della cittadina e di mettere a dimora tre colossali temperini.

Tre temperini, tutti bianchi, come un foglio tutto da disegnare, con una nuova storia tutta da scrivere.

Bianchi perché i colori li dovranno mettere tutti, nella miriade da scegliere tra quelli proposti dalle differenti stagioni, dagli spunti dell’ambiente, dai volti e dalle scocche delle auto che passeranno da qui per conoscere la realtà di questi posti.

L’installazione, studiata dal vigneron Federico Destefanis e dalla moglie Roberta, è stata realizzata dall’artista Andrea Guido CollectorStudio, all’insegna dello slogan “Facciamo anche il vino”, come per dire che si vive di lavoro, ma anche di creatività.

E conoscendo la realtà, la creatività davvero non manca!

Il tutto realizzato in una unione fluente tra ferro e legno, a segnare un nuovo passo nel percorso di crescita, svilppo, a volte nascita che è la storia di questa cantina e dei suoi proprietari, guidati dal motto istituzionale è “Vinum Gaudium”.

A partire dalla “Taula luuunga”, ossia un luogo in cui condividere, tra un piatto, un canto ed un sorso, nel bel mezzo delle vigne roerine di proprietà, la bellezza di una cena, di un aperitivo, di una festa, anche sotto le stelle.

E poi ancora la “Taula Storta”, massiccio desco prodotto in un solo enorme tronco di legno vivo, e capace di far trasfigurare il senso della fatica e dell’ingegno legati alla vigna e al vino, in un tavolo da degustazione che racchiude in sé tutti i sentimenti della vitivinicoltura.

A breve verrà presentato il nuovo spazio di accoglienza della cantina, “Abbastanza carino” il nome, tanto per seguire il filone della creatività, del divertimento, della leggerezza.

E nel frattempo la spinta e lo stimolo è al creare,  sempre e comunque, ad affilare le proprie matite della mente, a scrivere e continuare a scrivere la storia di questo Roero, che a chi lo visita trasmette bellezza e bontà, a chi inizia a viverlo un po’ più nel profondo regala emozioni di una terra in cui la fatica del lavoro contadino sfocia in un amore immenso per il prodotto e per lo stare insieme.

Il trittico dei temperini rappresenta una porta, l’ingresso in quella bella idea che si chiama “Canale”, e l’apertura verso la propria personale libertà.

Lo studio e il ragionamento che ha portato a tutto ciò è tra il filosofico e il profondo, con queste riflessioni che riportiamo per intero così come scritte dagli autori dell’opera stessa:

“Capita, a volte. A volte accade di avere un’idea in mente, ma di avere le “polveri bagnate”, come si suol dire: e tutto ciò diventa paradossale in un’epoca in cui è proprio l’acqua, elemento da cui tutto prende vita, a mancare spesso e (mal)volentieri.

Altre volte succede che l’idea sembra arrivare: ma, sul più bello, mancano gli strumenti per metterla in pratica. Vuoi perché non c’è il tempo, che diventa sempre più un’autentica moneta di scambio in anni frenetici, nell’era del “tutto e subito”, dell’immediatezza che ci impedisce persino di sedersi un attimo a riflettere, magari di fronte ad un bicchiere di vino che scioglie ricordi e pensieri.

Vuoi anche perché, proprio mentre si cerca di prendere carta e penna e mettere quell’idea sulla carta, ci si accorge di avere la proverbiale matita spuntata.

C’è chi ha pensato a tutto questo, e si prepara ad offrire uno spunto a chi ha inventiva da liberare, anche solo con il tocco della mente: e lo fa nel segno della vite, oltre che dell’arte”.

L’arte è soggettiva, le installazioni possono razionalmente piacere o non piacere.

Quello che deve passare qui è il senso profondo della creazione, il donare uno strumento per poter scrivere la propria storia, e per continuar a temperare quando è necessario, per continuare a sviluppare idee.

A chi ha fame, diceva un vecchio racconto, non donare i pesci, ma insegna loro a pescare…e qui ci siamo! Non regalare storie già scritte, ma insegna ad affilare le matite per poter scrivere la propria.

Un inno puro alla libertà e alla creatività.

Chapeau!