La psicosi da Coronavirus si cura con la corretta informazione

Psicosi da Coronavirus: ristoranti cinesi in forte crisi o addirittura a Milano.

Secondo i dati un calo del 45% di prenotazioni nei ristoranti cinesi della città.

Nonostante quanto continuamente dichiarato dai virologi sul fatto che l’epidemia di Coronavirus non si trasmette attraverso il cibo, continuano a calare i clienti nei ristoranti cinesi.

Dati alla mano (da analisi di TheFork, numeri di Google Trends, percentuali di stampa..) questi i numeri, in continuo peggioramento:

  • prenotazioni nei ristoranti cinesi ridotte del 70%
  • su The Fork registrato un calo di prenotazioni nei ristoranti cinesi del 45%
  • Effetto negativo anche sui ristoranti giapponesi: un calo di prenotazioni di circa il 30%
  • perdita economica di 200 milioni al mese nel settore della ristorazione cinese, con perdite medie per esercente di 40/50% sull’incasso medio (dai dati rilasciati da Francesco Wu, referente Confcommercio Milano Monza Brianza e portavoce dei commercianti cinesi di Chinatown)

La colpa sembra essere proprio la psicosi fomentata dal Coronavirus dato che negli ultimi mesi “le prenotazioni erano state in linea con gli anni precedenti”. Per cercare di combattere questa psicosi si è mosso anche il mondo politico e istituzionale milanese. Nelle scorse settimane tanti le presenze nei ristoranti cinesi, pubblicizzate sui social proprio per diffondere l’anti-psicosi:

  • l’assessore al commercio Cristina Tajani ha pranzato in un ristorante cinese di via Sarpi insieme al rappresentante della comunità cinese Francesco Wu e al segretario generale di Confcommercio Milano Marco Barbieri.
  • una delegazione del Pd ha cenato in diversi ristoranti della Chinatown milanese.
  • il sindaco Sala si è mostrato sui social a pranzo in uno dei ristoranti di Paolo Sarpi
  • La piattaforma TheFork ha annunciato “un’azione eccezionale di comunicazione per promuovere i ristoranti asiatici”.
  • Vittorio Castellani, noto come Chef Kumalè, da decenni impegnato come giornalista e comunicatore per l’integrazione razziale e da anni organizzatore di tour guidati alla scoperta delle delizie della cultura cinese (i Wok This Way – Turisti per Casa) ha organizzato sabato 8 febbraio un foodtour gratuito nel quartiere cinese a dimostrazione che non è con il cibo che avviene la trasmissione del virus e che non esiste nessun pericolo reale a cenare una sera in un ristorante cinese.
  • La blogger milanese Francesca Noè di A Milano Puoi ha lanciato un hashtag su Instagram, #IoVadoAlCinese, per aiutare i ristoratori cinesi in difficoltà e combattere questa psicosi.

Tante altre iniziative, anche di origine privata da parte di food blogger o influencer nel mondo della ristorazione si stanno diffondendo, e l’obiettivo è fare informazione, oltre che sostenere economicamente questi ristornati, portando presenze a pranzo o cena.

E anche la stampa specialistica si sta muovendo con questa promozione: da Gambero Rosso a IdentitàGolose, da Milanodabere ad Agrodolce, tanti i suggerimenti su ristoranti cinesi in cui recarsi a mangiare, una bella sfida gorumet-solidale!

Il presidente dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) Silvio Brusaferro sul problema Coronavirus evidenzia che la comunità cinese che vive in Italia è una comunità che, appunto, risiede in Italia, mentre le persone a rischio sono quelle che sono state nelle zone interessate della Cina negli ultimi 15 giorni. In particolare mette in luce che:

“attualmente non abbiamo evidenze che il coronavirus si trasmetta attraverso il cibo o per via alimentare o anche da oggetti inanimati come giocattoli, vestiari o altri tipologia di materiale”.

E’ stato anche stilato un decalogo delle fake news da smentire sul coronavirus, realizzato da Francesco Wu, referente di Confcommercio Milano per l’imprenditoria straniera e presidente onorario dell’Unione Imprenditori Italia-Cina, insieme all’assessore al Lavoro e Commercio del Comune di Milano Cristina Tajani, al segretario generale di Confcommercio Milano e Jay Lin, segretario generale UIIC.

Ecco i punti del decalogo Fake News:  1) Il coronavirus si trasmette con il cibo Non è vero, tutti i virologi ad oggi intervenuti hanno spiegato che il coronavirus sopravvive solo pochi secondi al di fuori dell’essere umano.  2) I cibi cinesi provengono dalla Cina Assolutamente falso. Nei quasi 1300 ristoranti gestiti da cinesi e presenti a Milano tutte le materie prime arrivano dall’Italia.  3) Se vado in Paolo Sarpi a Milano i cinesi mi contagiano  Falso. I cinesi che vivono a Milano sono cittadini milanesi che nella maggior parte dei casi non vanno in Cina da anni e non hanno quasi mai contatti con la madrepatria.  4) Gli italiani che sono rientrati da Wuhan ora ci contagiano Falso,  perché i connazionali tornati in queste ore da Wuhan - città del focolaio del coronavirus - sono tutti stati messi in quarantena. Anche quelli che sono stati in Cina nelle settimane passate sono stati invitati a una “autoquarantena” per cui sono usciti di casa molto raramente.  5) Non si fa nulla Non è vero, in Italia ci sono misure precauzionali verso i cinesi e anche verso gli italiani che rientrano. Anzi, l’Italia è stato il primo paese europeo che si è attivato per i controlli.  6) In Cina ci sono 9 mila persone morte Assolutamente falso. Il governo cinese si è mosso velocemente «anche più velocemente rispetto alla Sars. Ma certamente - dice Wu - si poteva muovere anche un po’ prima, ma i morti sono quelli che si leggono su tutti i giornali».   7) Mi è arrivata una catena di Sant’Antonio in cui si dice che non devo mandare mia figlia a scuola Bisogna ignorare la catene di Sant’Antonio perché sono totalmente inventate. Nelle scuole milanesi non c’è alcun rischio contagio.  8) Se giro senza mascherina mi infetto col coronavirus  Falso. A Milano al momento non c’è alcun caso di questo virus.  9) Stanno morendo migliaia di persone e non ce lo dicono Falso, il tasso di mortalità se si contrae questo virus è del 2-3 per cento. Bassissimo.  10) Ho la tosse, ho contratto il coronavirus No. Per ogni dubbio relativo alla propria salute, Comunità Cinese, Comune, Regione e Ats consigliano di contattare il proprio medico o di recarsi all’ospedale più vicino.

Ed ora anche Storiedicibo si muove in questa direzione, pro informazione, anti coronavirus.

Seguiteci, cerchiamo insieme di ripopolare la China Town milanese!