Filosofia, umanità e sapori consapevoli in un luogo dove il cibo è cultura, relazione e futuro.
La cucina che ascolta: Simone Salvini e l’anima vegetale del Garden Toscana Resort
Al centro del progetto del Garden Toscana Resort c’è Simone Salvini, chef, filosofo del gusto e ambasciatore della cucina vegetale, che nel ristorante Bistrot Gardenia firma una proposta culinaria unica nel suo genere. Il suo approccio – colto, inclusivo e profondamente umano – si nutre di cultura orientale e letteratura occidentale, si esprime in piatti stagionali e biologici, e trova voce in una brigata affiatata che lavora con metodo e passione.
Durante il nostro soggiorno al Garden Toscana Resort abbiamo avuto una lunga e profonda conversazione con lo chef, tra riflessioni filosofiche, ricette simboliche e visioni future: un viaggio tra ragù vegetali, gazpacho emozionale, bambini giudici sinceri e una cucina che non vuole stupire, ma accompagnare. Una storia di umiltà e conoscenza che parte dal piatto e arriva dritta all’anima.
Nel cuore della Costa degli Etruschi, su una scogliera che domina il mare, il Garden Toscana Resort è un’oasi di bellezza e tranquillità, un luogo dove la natura incontra la cultura dell’ospitalità in modo armonioso e profondo. Immerso in 14 ettari di pineta e lecci secolari, questo resort non è soltanto una meta turistica, ma un esempio virtuoso di come l’ambiente possa dialogare con l’uomo, educarlo, nutrirlo, ispirarlo.
L’intero impianto della struttura si basa sulla filosofia del #principionaturale, un concetto che va oltre la semplice sostenibilità per abbracciare un’idea più ampia di benessere, consapevolezza e rigenerazione.
Al centro di questa visione c’è la cucina, e da tempo lo chef Simone Salvini ne rappresenta l’anima più autentica, raffinata e profonda.
Simone Salvini, fiorentino classe 1969, è una figura che unisce rigore intellettuale, spiritualità e una straordinaria sensibilità gastronomica. La sua formazione è poliedrica e interdisciplinare: lauree in lettere e filosofia, un dottorato in psicologia, studi approfonditi in Ayurveda conseguiti tra gli Stati Uniti e l’Italia.
Ma è soprattutto attraverso la sua esperienza concreta – maturata in anni di viaggi, apprendistati e collaborazioni – che la sua cucina ha preso forma, trasformandosi in un vero e proprio linguaggio. L’India, l’Irlanda, la cucina naturale, l’incontro con Pietro Leemann al Joia di Milano, il primo ristorante vegetariano stellato in Italia: ogni tappa ha contribuito a formare una visione in cui la cucina vegetale non è solo un’opzione salutista, ma un atto culturale, etico ed estetico.
Oggi, al Garden Toscana Resort, Salvini porta una cucina vegetale, biologica e di ricerca che non è mai banale o dogmatica.
Frutto di una consolidata collaborazione con Alce Nero, il Bistrot Gardenia si è trasformato nel cuore pulsante di un’esperienza gastronomica che riflette la bellezza del territorio toscano e la profondità dell’approccio ayurvedico. Qui, i colori dei piatti seguono il ritmo delle stagioni, i sapori dialogano tra memoria e innovazione, e ogni ingrediente è pensato per nutrire corpo, mente e spirito.
Durante un’intensa conversazione, è emerso con forza il desiderio di Salvini di “sparire nella cucina”, come farebbe un autore che lascia parlare il proprio libro. Non è falsa modestia, ma una scelta di coerenza: il vero protagonista deve essere il piatto, la squadra, il contesto.
In questo senso, la cucina diventa un atto collettivo, orchestrato da una guida che sa valorizzare ogni talento. È il caso del suo celebre ragù vegetale, frutto di anni di studi e test, che oggi viene servito in versioni raffinate e popolari, persino negli Autogrill, grazie a una ricetta che convince anche i palati più tradizionali.
Non si può parlare della cucina di Salvini senza entrare nel suo universo filosofico.
Quando evoca Zarathustra, Aristotele, Teofrasto, o il concetto sanscrito di “rasa”, ci invita a pensare alla cucina come a un atto di connessione profonda: tra emozione, fisiologia, nutrimento. Rasa significa gusto, ma anche linfa vitale, emozione primordiale. Ecco perché ogni piatto, secondo Salvini, deve essere pensato per avere un impatto multilivello, non solo organolettico, ma anche spirituale, culturale, sociale.
Questo approccio si riflette anche nei piatti più semplici, come il suo gazpacho rivisitato. Un gesto apparentemente quotidiano – una zuppa fredda – che si carica di significati nuovi: equilibrio tra acidità e dolcezza, temperatura e consistenza, salute e memoria. Ed è proprio questa semplicità raffinata che rende la sua cucina accessibile, gioiosa e sorprendente.
Durante la nostra piacevole chiacchierata Salvini ha ribadito che per lui il primo ingrediente è sempre l’uomo. La cucina deve essere inclusiva, felice, profondamente radicata nella terra e nella comunità. I bambini, in questo contesto, diventano giudici sinceri e intuitivi: sono loro a decretare il successo di un tartufo vegetale, a intuire l’armonia di un biscotto ai legumi, a chiedere il bis quando qualcosa li emoziona. È una cucina che educa senza prediche, che forma senza dogmi. Una cucina che ascolta.
Questa dimensione relazionale è diventata parte integrante dell’esperienza al Garden Toscana Resort.
Ogni settimana, lo chef incontra gli ospiti, racconta le ricette, risponde alle domande. Si crea un legame che va oltre il pasto, si costruisce una comunità. E spesso, ci racconta, questi legami continuano anche a distanza, con scambi di ricette, messaggi, consigli. Perché il cibo, quando è autentico, è anche relazione.
E non si ferma qui.
Simone Salvini è anche consulente per progetti globali: dallo sviluppo del WOWBun Burger vegetale in collaborazione con Autogrill, ai video realizzati con Stanley Tucci, visti da milioni di persone. E poi ci sono i progetti didattici, i laboratori, la formazione dei giovani cuochi, i viaggi in India e Bangladesh, i progetti di ricerca e sviluppo.
Salvini supera la definizione classica di chef, è un ponte tra culture, tra generazioni, tra pensiero e pratica.
La sua è una cucina che rifiuta la banalità e la competizione sterile. Non giudica, non si mette in vetrina, ma lavora silenziosamente per trasformare il mondo un piatto alla volta. È una cucina antropologica, che unisce letteratura, scienza, emozione, tecnica e spirito. È una visione che invita a costruire squadre solide, a studiare, a prendersi tempo, a guardare oltre.
Insomma, raccontare Simone Salvini al Garden Toscana Resort significa raccontare un progetto di vita. Una cucina che scompare per lasciare spazio a chi la vive. Un sapere che si dona, una bellezza che nutre.
È lì, tra i pini e i lecci della Costa degli Etruschi, che questo sapere prende forma: silenzioso, gioioso, profondo.
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