Neuroselling del vino all’Italian Taste Summit

Nasce il Comitato Tecnico – Scientifico dell’Italian Taste Summit.

Neuromarketing applicato all’enologia, la chiave per la promozione delle cantine italiane all’ estero.

Durante un Vinitaly di grande ripresa, un evento in “esterna” fiera ma all’interno della cantine Masi, per affrontare il tema del Neuromarketing e del neuroselling applicati al vino e al mondo dell’Enologia.

Una giornata ideata da Joanna Miro, Presidente e organizzatore dell’ Italian Taste Summit e AD del Gruppo Wine Global Aspect, all’interno dell’ultima giornata di questo fitto calendario di convegni di esperti del settore e incontri tra produttori e buyer esteri.

Tante forme per progettare etichette e tecniche di vendita: va dove ti porta l’occhio, la testa, la scelta. Quella irrazionale per prima. E la NeuroScienza lo sa!

Grandi voci e grandi esperti hanno spiegato, in una mattinata tra le mura delle Cantine Masi, il legame tra terroir e valore in campo enologico.

Secondo le più recenti ricerche enologiche l’ espressione del terroir di un vino non è presente nell’uva ma è da addebitarsi principalmente al complesso processo tecnologico-vitivinicolo condotto dall’uomo.

Un tema esplosivo dibattuto da due tra i maggiori esperti di Enologia e di Neuromarketing, i Professori Maurizio Ugliano e Vincenzo Russo, in questa quinta edizione di Italian Taste Summit, l’evento di internazionalizzazione che cerca di tracciare i percorsi strategici di mercato in ottica di aumento della percezione di valore dell’ intero scomparto vitivinicolo del Bel Paese nel mondo.

Maurizio Ugliano, docente di Tecnologie e processi enologici e Wine Identity and Typicality presso l’Università degli Studi di Verona, si è concentrato proprio sul concetto di terroir e di identità, entrambi fondamentali nella definizione e nella percezione del valore di un vino.

“Un vino capace di esprimere gli elementi tipici del proprio terroir aggiunge molto all’esperienza del consumatore, ma negli ultimi anni è stata data un’eccessiva importanza al legame tra caratteristiche del suolo e espressione del terroir.

Ma i dati scientifici in nostro possesso ci aiutano a capire che questi sono soltanto due tra i tanti elementi che possono contribuire all’espressione del terroir”.

Un punto di vista che rivoluziona concetti da tempo radicati: in Italia la definizione di terroir resta incentrata solo sul terreno mentre si dovrebbe avere un’interpretazione più ampia che unisce terreno-clima-uomo.

E non ultimo, saperla raccontare, creare uno storytelling in grado di aumentare la percezione del valore di un vino.

Il valore del vino non dipende solo dalla qualità (aroma, gusto, equilibrio, complessità, bevibilità, assenza di difetti) ma è legato a una dimensione esperienziale che ha a che fare con la sfera personale ed emozionale di ogni consumatore.

Un concetto fondamentale questo che è stato al centro del secondo seminario con Vincenzo Russo, docente di Neuromarketing all’università IULM di Milano:

“Da anni il neuromarketing ha dimostrato con evidenze scientifiche che non siamo esseri razionali che si emozionano ma esseri emozionali che pensano.

Oggi possiamo affinare le tecniche di vendita rendendole più efficaci: la persuasione è legata sia alla parte razionale che a quella emozionale e bisogna saper comunicare con entrambe”.

Nel suo intervento ha dimostrato come il 95% delle nostre decisioni avviene a livello inconscio e ha raccontato come il neuroselling miri proprio a raggiungere la parte più “antica” del cervello, quella da cui dipendono le scelte della stragrande maggioranza delle persone.

L’esperienza emozionale è stata al centro anche delle parole di Carlo Pietrasanta, Presidente Movimento Turismo del Vino:

 “Fare enoturismo significa entrare in empatia con chi viene a casa nostra, significa fare tre mestieri contemporaneamente: viticoltori, venditori ed esperti di ospitalità.

Bisogna saper fare innamorare del vino in cantina”.

Secondo il pensiero della Miro, è necessario far convergere tutti gli sforzi e coinvolgere i migliori professionisti e i massimi esperti del settore per far crescere il valore del terroir.

Proprio in quest’ottica, è nato in modo del tutto spontaneo nel corso dell’evento il Comitato Scientifico dell’ Italian Taste Summit che al momento si compone da tutti i relatori dei seminari di questa quinta edizione e si rafforza con il supporto del Crédit Agricole FriulAdria, che ne è stato main sponsor.

Tramite una struttura dedicata, articolata territorialmente, composta da specialisti ed esperti, Crédit Agricole FriulAdria fornisce infatti  consulenza e finanziamenti alle filiere, in particolare a quella del vino che assorbe circa il 40% degli impieghi.

Il neonato Comitato Scientifico vuole accogliere tutti gli addetti ai lavori e gli esperti disposti a mettere il proprio know a disposizione del progetto, con il sano obiettivo di dare vita ad una rete di professionisti che fornisca, formazione costante.

 

Le cantine hanno infatti la necessità di acquisire le competenze indispensabili per rispondere adeguatamente alle richieste dei mercati internazionali e accrescere la percezione del valore del vino Made in Italy.

L’intensa e interessante mattinata di dibattiti è stata sublimata con il Bubble Party Gala, firmato a quattro mani da Vitangelo Galluzzi, executive chef di Masi Wine Experience , e da Giacomo Sacchetto, chef e patron dello stellato (stella Michelin più stella verde) La Cru di Grezzana.

 

Il menù fortemente legato al rispetto della territorialità e delle materie prime, è stato creato in abbinamento ad ognuno dei 6 vini:

  • Sauvignon Friuli Colli Orientali Doc di Ermacora,
  • Piancastello Brut Riserva Trento Doc Metodo Classico di Endrizzi,
  • Party Lugana Doc Spumante Extra Dry di Onepiò,
  • Dilì Moscato Giallo Igt Veneto biologico di Maeli,
  • Quaranta Lune VSQ Metodo Classico Millesimato Extra Brut di Panizzari
  • Arginum Pas Dosè Metodo Classico di Ronco Margherita, al quale è stato abbinata la portata dello chef stellato Sacchetto.

E gli stessi chef si sono dichiarati felici e orgogliosi di rappresentare piatti, prodotti tipici e vini, in questa quattro mani giocosa e intensa.

Una collaborazione che ha portato ad esprimere una cucina legata al territorio, alla materia prima e a quanto di meglio la stagionalità possa esprimere in tavola.

E una collaborazione che darà frutti anche in futuro, nello sviluppo di un’amicizia a tavola tra i due chef.

E noi saremo felici di raccontarla.

Anche giocando sulla nostra comprensibile irrazionalità nel giudicare i vini e le loro etichette.

Qualcuno la chiama scienza, qualcuno marketing.

Noi abbiamo imparato che si tratta di neuromarketing e poco possiamo imporre alla nostra irrazionalità di acquisto, ma tanto possiamo fare a livello di vestito da dare alla vendita!

Grazie Italian Taste Summit per queste preziose chicche messe insieme in un solo evento!