Barolo Boys in fuorigioco 2017

Barolo Boys in fuorigioco: che degustazioni, ragazzi!

Barolo Boys in fuorigioco: che degustazioni, ragazzi!

Quattro giornate, quelle di inizio giugno, dedicate al vino e al calcio nelle quali ci sono state storie d’altri tempi e storie moderne, si sono degustate pregiate bottiglie di quattro differenti aree viticole tra le più celebri al mondo.

Tutto è avvenuto nell’affascinante cornice del borgo medievale di Monforte d’Alba.

Ho un interesse particolare per queste terre, un po’ perchè le mie origini sono tutte li, un po’ perchè adoro quel vino rosso e un po’ perchè quel nome, Barolo, è diventato da tempo il “nomignolo” del bimbo che ho portato in pancia (degustando Barolo appunto!) per nove mesi e che ora, da un mese circa, sta assaggiando il vino attarverso l’allattamento 😉

In questo caso, non potendo essere presente per una concomitanza di eventi – il GolagolaFestival mi aveva “prenotata” da tempo 😉 – ho approfittato della presenza sul posto di una inviata speciale di Storie Di Cibo: Patrizia Marsero, che ha degustato, fotografato, intervistato!

Oltre agli incontri istituzionale e “formali” il programma ha previsto una serie di attività, tra le quali:

  • una passeggiata guidata tra i vigneti patrimonio dell’umanità
  • chiacchiere e presentazione di libri con Gigi Garanzini e Gianni Mura che hanno presentato le loro due ultime opere: Il minuto di silenzio e Confesso che ho stonato chiacchierando di calcio, di musica e, inevitabilmente, di vino.
  • una cena allestita sulla terrazza del Moda Ristorante Venue, nel cuore del centro storico di Monforte d’Alba con i piatti della tradizione dei quattro territori protagonisti. A tavola seduti anche i vignaioli che hanno partecipato alla manifestazione. E in cucina importanti chef tra cui Davide Palluda e Sara Bordin, per un menù di tutto rispetto, anche grazie ai vini: bottiglie importanti selezionate tra le annate storiche dai produttori stessi.
  • L’incontro di quattro grandi vini, con un percorso di degustazione dei Barolo prodotti a Monforte, 8 etichette del Roero, 8 delle Marche e 8 del Ponente Ligure alla presenza dei produttori.

 

Ma come nasce questo gruppo di “ragazzi del Barolo”??!

Lo raccontano direttamente loro:

“Ci trovavamo dopo una lunga giornata di lavoro al campetto parrocchiale per dare quattro calci al pallone – l’erba era alta sui lati, ma davanti alla porta ampie chiazze aride facevano ben rimbalzare il pallone – imparavamo a giocare a calcio e il nostro sogno era quello di entrare in uno stadio per realizzare quel goal che avrebbe potuto rendere famoso qualcuno di noi – invece eravamo semplicemente un gruppo di amici che vivevano in un paesino di Langa, ancora poco conosciuto e quasi solitario sulla sua collina – di mestiere facevamo il vino, quello genuino, quello sano, che si ottiene schiacciando gli acini con i piedi, con la sua storia e le sue tradizioni, ma nessuno sapeva, nessuno conosceva quale sarebbe potuto essere il futuro – e anche noi non sapevamo cosa sarebbe successo dopo – continuavamo a ripercorrere i passi e ad applicare le tecniche dei nostri genitori e dei nonni che ci venivano tramandate con racconti nelle lunghe serate d’inverno.

Ad un certo punto cominciammo a credere che il vino poteva essere una grande opportunità e lentamente, ma rispettando sempre quanto ci avevano trasmesso le generazioni precedenti, abbiamo proseguito senza farci illudere dalla chiamata delle fabbriche e rimanendo fedeli al territorio, ai suoi profumi e ai suoi colori, alle sue fatiche e alle sue incertezze – e nel frattempo ci siamo anche specializzati, abbiamo studiato, non abbiamo lasciato che fosse solo la tradizione a sostenerci, ma salvaguardandola abbiamo introdotto stimoli e attività moderne, macchinari e tecnologie che ci hanno permesso non solo di continuare a produrre il re dei vini, ma di saperlo proporre sempre più elegante e raffinato, importante e concreto nei bicchieri in tutto il mondo.

Oggi continuiamo questo percorso, portiamo i nostri figli nelle vigne facendo toccare anche a loro il patrimonio che la natura ci ha dato e che siamo tenuti a preservare affinché tutti, ma proprio tutti possano almeno una volta nella vita poter assaggiare un bicchiere del nostro lavoro.

Ci resta nel cuore quel desidero di fare goal, in uno stadio pieno di gente, mostrare a tutti quella maglia color del vino, color Barolo … e allora nelle nostre pause continuiamo a giocare a pallone, con allegria e goliardia, portando ovunque quell’armonia e quel piacere che solo un buon bicchiere può generare in un gruppo di amici, sognando che il nostro successo possa continuare per tutte le generazioni a venire”.

Appuntamento al prossimo anno con i ragazzi del Barolo!!! Storie di cibo non mancherà 😉

Intanto GRAZIE PATRIZIA per le storie dalle terre di Langhe e Roero!